A proposito del referendum sulle trivelle. I referendum, che sembrano espressione massima di partecipazione democratica, si rivelano essere in realtà espressione orientate a sfruttare la incompetenza che può generare errori ed ingiustizie. Vediamo perché.
Chi è chiamato ad esprimersi è incompetente sul tema proposto ed è totalmente soggetto alla abilità dei promotori nel presentare, anche in modo erroneo e subdolo, i problemi che devono esser risolti, con un sì o un no. Ma i problemi complessi non si risolvono con un sì o un no a una formula, così si genera il successivo compromesso politico.
Il principio stesso del referendum è ingiusto perché organizza numericamente decisioni che si sottraggono alle leggi dei numeri per la loro complessità, tecnicità, coinvolgimenti, interessi, diritti e doveri diseguali.
Lo svolgimento del referendum è persino “corruttore” perché crea interessi politici e di parte che sfruttano il voto. La massa non sa e può votare ciò che non conosce e intende solo emotivamente, così il referendum genera necessità di propaganda con costi elevati e danni altrettanto elevati.
Quasi tutti i referendum che conosco hanno infatti generato ingiustizie e danni, più o meno compresi, ma alla fine vissuti e pagati cari. Se non fosse contraddittorio, si dovrebbe promuovere un referendum per abolire i referendum.