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Tutti gli ultimi trambusti fra i Repubblicani

Lo speaker della Camera Paul Ryan torna a sfilarsi dalla nomination repubblicana, con parole più nette che mai, mentre la famiglia Trump al gran completo apre i fuochi d’artificio della campagna per le primarie di New York – si vota il 19 – , prestandosi a un fuoco di fila di domande sulla Cnn. Oggi, toccherà alla famiglia Cruz; e domani ci sarà il dibattito tra i due candidati democratici Hillary Clinton e Bernie Sanders. Intanto, parte il valzer dei vice, mentre i sondaggi confermano Trump e Hillary favoriti nella Grande Mela.

A Washington, Ryan, da più parti citato come “asso nella manica” dell’establishment repubblicano, in una “convention aperta”, dice a chiare lettere: “Non voglio e non accetterò la nomination”. E prova a mettere a tacere una volta per tutte le voci sul suo conto: “Consideratemi fuori dalla corsa […] Bisogna dare l’investitura a uno che abbia davvero corso”, sostiene, raccogliendo un’indicazione dei sondaggi sull’umore dell’elettorato repubblicano.

Se le frasi di Ryan, deputato del Wisconsin e vice di Mitt Romney in Usa 2012, sono precise, e obbligate, la sortita di Donald Trump sui suoi possibili “numeri due”, in un’intervista a USA Today, è invece gratuita e sorprendente. Dopo aver insultato e deriso in tutti i modi possibili i propri rivali per la nomination repubblicana, il magnate dell’immobiliare fa un’inversione di marcia e li corteggia in vista di un eventuale “ticket”.

Trump e il suo vice – Trump ammette di stare già pensando alla scelta, cita John Kasich – ma non Cruz – e pure due ormai fuori dalla corsa: Marco Rubio, ritiratosi a metà marzo, e Scott Walker, che fu tra i primi a lasciare.

Di Rubio, che per mesi è stato oggetto delle sue ironie per la bassa statura e non solo, dice: “Marco mi piace davvero, così come John” (che, invece, nei dibattiti di solito ignora). “Certo che potrei” offrire loro la vice-presidenza, risponde a una domanda: “Ci sono diverse persone che ho in mente come potenziali vice, semplicemente non ne ho mai fatto i nomi”. E lo showman “sdogana” pure Walker, il governatore del Wisconsin, che pure chiama il partito a serrare i ranghi contro l’intruso: “Mi va a genio sotto un sacco di punti di vista […] Gliene ho dette di tutti i colori, ma l’ho sempre visto di buon occhio”.

Trump rivela d’avere ricevuto diverse chiamate di ex nemici giurati ansiosi di salire sul suo carro: fra chi l’ha già fatto, ci sono Chris Christie, altro potenziale “vice” – non citato nell’intervista – e Ben Carson. A Cruz, il rivale più pericoloso, invece, nessuna offerta.

Castro non ci crede – In campo democratico, invece, Julian Castro, ispanico, attualmente ministro per lo sviluppo urbano dell’Amministrazione Obama, dichiara di non credere a una sua candidatura come vice di Hillary Clinton, in un’intervista a Katie Couric su Yahoo News: “Non credo che mi sarà chiesto”, dice il texano, da più parte indicato come possibile scelta della ex first lady. Castro conferma, però, l’appoggio alla Clinton e la sua convinzione che i repubblicani non vinceranno perché negano ai loro elettori pari opportunità.



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