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Wyoming, Sanders batte ancora Hillary

Bernie Sanders vince ancora: è l’ottava volta nelle ultime nove competizioni. Batte Hillary Clinton nei caucuses del Wyoming, uno Stato delle Montagne Rocciose, grande quasi quanto l’Italia e con meno di 600 mila abitanti, in prevalenza repubblicano. Il senatore del Vermont ottiene il 56%, l’ex first lady il 44: il distacco è inferiore al previsto, perché qui tutto era favorevole allo sfidante rispetto alla battistrada, a partire da una popolazione prevalentemente bianca e dal meccanismo delle assemblee. Senza contare che Hillary non ci aveva neppure fatto campagna, mandando a farsi vedere solo Bill: considerava lo Stato perduto ora e nell’Election Day.

Intanto in Colorado, dove i repubblicani votano nell’arco di più giorni, Ted Cruz s’è già assicurato la maggior parte dei 37 delegati in palio. Donald Trump ha di fatto scelto di non gareggiare, puntando come la Clinton sulle prossime sfide dello Stato di New York e della Pennsylvania, ben più remunerative in termini di delegati.

I risultati del Wyoming, dove i delegati democratici in palio erano solo 14, e del Colorado non incidono sulla dinamica delle primarie e non alterano i rapporti di forza come pacchetti di delegati tra battistrada e inseguitori. Anche se Sanders e Cruz confermano la vitalità delle loro campagne. E se l’ex first lady, che ha finora vinto in 18 Stati contro i 13 del senatore ‘socialista’, ha di che preoccuparsi per la scarsa popolarità fra i liberal bianchi.

Sanders ha commentato l’ennesimo successo consecutivo a New York, dove sta facendo campagna: “Bollettino d’informazione: abbiamo vinto il Wyoming”, ha esultato in un comizio al Community College LaGuardia, nel Queens, riconoscendo che è solo un piccolo passo di una lunga strada. “Ci sono più persone in questa sala che nel Wyoming”, ha scherzato mentre la sua campagna notava che il successo allunga “la serie vincente”.

La Clinton non ha invece commentato il risultato di sabato, continuando a dedicare tempo e risorse alle prossime primarie del 19 e 26 aprile, dove i sondaggi la danno per favorita e dove il numero di delegati in palio le consentirebbe, in caso di successi, di avvicinarsi di molto alla nomination – per la certezza matematica, gliene mancano circa 650 -.



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