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Veneto Banca, come duellano i contendenti Stefano Ambrosini e Pierluigi Bolla

Stefano Ambrosini contro Pierluigi Bolla. Ovvero i soci contro il management uscente, i due schieramenti in campo nella guerra del Veneto che ha luogo al Palaexpo di Marghera il 5 maggio del 2016.

BATOSTE VIA STAMPA

Uno scontro senza esclusioni di colpi, alla vigilia di quella che sarà l’assemblea che eleggerà il cda del rinnovamento dell’istituto di Montebelluna. Da un lato c’è il cda uscente, con Bolla, l’ad Cristiano Carrus, Maurizio Benvenuto e otto nomi nuovi come chiesto dalla Bce; dall’altro lato ci sono i grandi azionisti (“Per Veneto Banca” di Matteo Cavalcante) e i piccoli (l’Associazione azionisti guidata da Giovanni Schiavon), con Ambrosini candidato alla presidenza.
E’ stato Ambrosini a sferrare l’ultimo colpo, accusando Bolla di spendere i soldi dei soci per screditare, attraverso pagine di giornale, i propri avversari. E una lettera ai soci effettivamente Bolla l’ha pubblicata per dire che “con toni accesi e critiche spesso gratuite, (gli avversari) hanno cercato di spingere il confronto su un piano di inutili polemica e confronto personale”.
Si tratta di “affermazioni parziali e tendenziose – così Ambrosini al Corriere del Veneto – In questo modo si continua nel maldestro tentativo di spaventare i soci per provare a condizionarne il voto, cercando di far credere che le autorità di vigilanza siano in qualche modo “schierate” (…) Questi reiterati tentativi di screditare la lista concorrente dimostrano una volta di più la debolezza di chi li pone in essere”.

LA VIA DEL RINNOVAMENTO

Bolla non ci sta e ritiene, come ha dichiarato all’Ansa, che “il vero rinnovamento lo incarna la nostra lista e non quella di chi sedeva” in cda con l’ex ad, Vincenzo Consoli, indagato per ostacolo alla vigilanza. Non prendo lezioni di sensibilità e senso d’opportunità da un imprenditore che prendeva finanziamenti della banca di cui è diventato presidente. Mi candido ad essere presidente di tutti”.

DOVE STA CONSOLI

La battaglia è iniziata però a fine aprile, il giorno della presentazione dei conti del primo trimestre: quella volta era stato Bolla a tirare fuori l’argomento Consoli, collegando alla lista avversaria. Lo riporta il Corriere del Veneto: “Abbiamo informazioni che ci fan dire che c’è questa regia di base. Schiavon e Cavalcante sono la prima linea del ritorno del passato. Non hanno presentato un programma, le strategie e il management per attuarle, in discontinuità con il passato. Cavalcante ha bocciato il piano industriale senza presentarne uno alternativo. E comunque ‘Per Veneto Banca’ non ha le percentuali di voto che dichiara di avere. So per certo di importanti soci che si stanno dissociando. Gli azionisti avranno di fronte la scelta se votare per una nuova banca o rimanere legati al passato”.

IL PROGRAMMA

Il programma di Bolla invece è noto e se n’è fatto portavoce Carrus il giorno stesso della presentazione dei numeri trimestrali: Veneto Banca in Borsa a metà giugno, chiusura dell’aumento di capitale da un miliardo senza il fondo Atlante, che sarà usato per i crediti deteriorati. Taglio di stipendi e auto blu, nessuna offerta invece per Bim e nessun acquirente neppure per l’aero da 4 milioni.

L’IMPRENDITORE VERONESE DEL VINO PRESTATO ALLA POLITICA

In attesa di scoprire chi la spunterà cerchiamo di tracciare i profili dei due contendenti. Da un lato, l’esistente, Pierluigi Bolla. Nominato presidente di Veneto Banca a fine ottobre scorso, come ricorda il Sole 24 Ore è “un imprenditore vitivinicolo di origini veronesi… Sul suo nome si è coagulato un ampio consenso dopo che il primo candidato alla nomina, il vice presidente in carica Alessandro Vardanega, ha deciso di rinunciare all’investitura. Consigliere apprezzato dentro come fuori dal board, il manager sale così al vertice della banca dopo l’uscita anticipata di Francesco Favotto”. Bolla ha 65 anni ed è un nome noto in Veneto, nell’industria e nella politica. Di mestiere fa il presidente e l’amministratore della Spumanti Valdo.
Nel 1999 è stato nominato consigliere d’amministrazione dell’ENIT (ente nazionale italiano del turismo) e fra il 1999 ed il 2002 è stato commissario dell’Ente Fiera di Verona e dal 2004 al 2012 presidente di Informest. “In passato – scrive ancora Il Sole – ha ricoperto il ruolo di assessore al Turismo e alla promozione nella prima giunta regionale di centrodestra guidata da Giancarlo Galan (1995-2000)”, dopo essere stato nella giunta provinciale di Treviso con lo stesso ruolo. Nel suo curriculum, riportato dal Gazzettino si trovano anche una laurea in Economia e Commercio all’Università di Verona, e un ruolo nella Giunta Giovani Imprenditori della Provincia di Verona (anni 80), oltre che la vice presidenza nazionale della Federvini e la presidenza del Wine&Food Institute di New York.

CONTRO IL GIURISTA TORINESE CHIAMATO DA LETTA A SALVARE ALITALIA

Completamente diversi i trascorsi di Stefano Ambrosini, classe 1969, avvocato e giurista, professore ordinario di diritto commerciale, è tra gli uomini più potenti a Torino. Siede nel Consiglio della Compagnia di SanPaolo – la Fondazione azionista di Intesa – e la sua esperienza in ambito bancario si ferma qua. Sposato con la collega Carla Scribano, “figlio di un magistrato – si legge qui – Ambrosini è esperto di ristrutturazioni societarie, ed è stato il protagonista del salvataggio degli stabilimenti ex Bertone, ormai nelle mani di Fiat e in procinto di riprendere la produzione con i modelli Maserati. Dalle sue mani sono passati gli spinosi casi di Asa e Asm, società multiservizi rispettivamente del Canavese e di Settimo Torinese”.  Se il suo avversario è stato impegnato in politica con la destra, l’avvocato Ambrosini è considerato vicino al Pd ma non ha disdegnato di coltivare amicizie anche nelle file del Pdl, in particolare con Gianni Letta. E proprio da Letta pare sia stato indicato per fare il commissario straordinario della bad company Alitalia.


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