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Che cosa unisce Boris Johnson e Paolo Savona

In un’intervista al Sunday Telegraph di sabato 14 maggio, l’ex sindaco di Londra, Boris Johnson, sostenitore della prima ora e leader di fatto della campagna per il Brexit, l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, ha affermato che Bruxelles persegue lo stesso obiettivo perseguito dal dittatore nazista, cioè la creazione di un super stato europeo, sebbene abbia precisato che l’Ue punti a conseguire un’unità sovranazionale “usando metodi differenti rispetto a quelli di Hitler”.

Ha poi aggiunto, toccando l’intima sensibilità dei suoi concittadini inglesi, che gli ultimi duemila anni di storia europea sarebbero stati segnati dei tentativi di unificare l’Europa sotto un singolo governo per far rivivere “l’età dorata dell’impero romano”. “Napoleone, Hitler, varie persone ci hanno provato, ed è finita tragicamente”, ha proseguito.

Si sono immediatamente levate molti voci critiche, non solo all’esterno del partito conservatore, ma tra gli stessi Tories, il cui leader e capo del governo, David Cameron, come è noto, si sta impegnando a favore della permanenza inglese nell’Unione Europea.

Quasi contemporaneamente il prof. Paolo Savona, uno dei più importanti economisti monetaristi italiani, all’”invited lecture” dell’Università di Perugia, tenutasi nell’aula magna del Dipartimento di economia e scienze politiche dell’ateneo umbro, concludeva la sua lectio magistralis affermando che: “Con l’Unione europea così com’è, non democratica e germanocentrica, si sta realizzando esattamente il piano di distribuzione di competenze e compiti produttivi in Europa, con al centro l’egemonia tedesca, “tracciato dal ministro degli affari economici di Hitler, Walther Funk. Solo che l’idea di Funk era attuarlo ‘manu militari’, mentre ora viene attuato per via economica”. L’unica speranza per evitare il disastro “è dare vita a una Costituzione europea democratica. Sta prima di tutto a voi, giovani, battervi con decisione e con argomentazioni solide, che ci sono tutte”.

Come si può notare: approssimativa analisi storico populistica quella di Johnson, economico finanziaria quella del prof. Savona, con le medesime conclusioni.

Paolo Savona prosegue nella sua analisi critica sulle modalità in cui si è sin qui sviluppata l’Unione europea, denunciando un deficit di democrazia. Un organismo complesso, governato da una tecnocrazia che assume decisioni, come nel caso della moneta unica o del fiscal compact, senza chiedere il consenso ai cittadini europei, con il bel risultato che abbiamo una moneta senza Stato e senza democrazia. Doveva essere salvaguardato un trinomio democrazia-stato-mercato e, invece, abbiamo solo il mercato, la democrazia, non c’è e lo Stato nemmeno.

È la stessa serrata critica che il Prof Giuseppe Guarino conduce da molto tempo sui regolamenti comunitari che stanno alla base delle regole del fiscal compact, le quali, non solo sono illegittime, quindi nulle, in quanto contrastanti con gli stessi trattati di Maastricht, Amsterdam e Lisbona, liberamente sottoscritti dai Paesi dell’Unione, ma hanno determinato un grave vulnus alla stessa democrazia e alle sovranità nazionali dei Paesi aderenti all’area dell’euro. Risultato finale ha detto il Prof Savona: “Un’Europa di fatto governata dalla Germania, che ha tratto tutti i vantaggi dalle regole imposte, mentre l’Italia e molti altri Paesi ne hanno tratto molti svantaggi”.

Sino a quanto tale situazione potrà durare? Tra poche settimane avremo il responso referendario inglese e se vincesse il SI al Brexit dovremmo prepararci a gravissime ripercussioni sul piano della tenuta dello stesso sistema istituzionale europeo, compresa la sopravvivenza dell’euro.

Il prof Savona a Perugia su tale problema ha così concluso: “O resta l’euro, ma allora si fa davvero un balzo verso l’Unione europea federale, cosicché gli squilibri che si vengono a creare possono essere affrontati con trasferimenti tra uno Stato e un altro – trasferimenti governati dallo Stato federale come avviene costantemente negli Stati Uniti – oppure l’euro non può restare con gli squilibri che ha provocato e provoca”.

Ettore Bonalberti
www.alefpopolaritaliani.eu
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