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Come sarà ristrutturato il debito della Grecia

Alexis Tsipras, Grecia, debito

L’Eurogruppo ha raggiunto lunedì l’accordo per lanciare un piano di ristrutturazione del debito della Grecia verso organismi ufficiali. Si tratta di una misura ritenuta da tutti necessaria e già ipotizzata nell’ambito del secondo programma di assistenza. D’altronde, non era credibile pensare che, anche nel lontano futuro, la Grecia potesse rifinanziare un debito così ingente sul mercato, o ridurlo semplicemente grazie a un elevato avanzo primario. Anche se non urgente, in quanto i problemi di servizio del debito sarebbero diventati pesanti soltanto dopo il 2023, la scelta di mettere sul tavolo una soluzione strutturale consentirà di gestire con più flessibilità la copertura del fabbisogno finanziario dei prossimi anni, di migliorare l’accesso ai mercati delle banche elleniche (che potrebbero presto tornare ad accedere alle operazioni di rifinanziamento Bce) e forse anche di facilitare le privatizzazioni in programma.

Il piano è articolato in tre fasi. La prima, immediata, prevede di riformulare il piano di rimborso del prestito Efsf e di ridurre la sensibilità ai tassi del servizio del debito ricorrendo maggiormente ad emissioni Esm a tasso fisso a lungo termine, nei limiti della capacità di assorbimento del mercato. La seconda fase, che partirà soltanto dopo la conclusione del programma Esm, prevede il rimborso anticipato dei prestiti più costosi erogati dal Fmi e dagli altri Stati membri nell’ambito della Glf (Greek Loan Facility), oltre a un ulteriore ridisegno delle scadenze debitorie Efsf. Il rinvio di questa parte del piano al 2018 è probabilmente spiegata dalla riluttanza del governo tedesco ad accordare concessioni importanti prima delle delicate elezioni politiche dell’autunno 2017. Infine, ulteriori interventi sul piano di rimborso potrebbero essere decise successivamente, se quanto già fatto si rivelasse insufficiente a mantenere il servizio totale del debito sotto il 20 per cento del Pil.

Le esigenze immediate saranno invece coperte da 10,3 miliardi di nuovi prestiti Esm, che in larga parte andranno a coprire scadenze debitorie (incluse obbligazioni detenute da Bce nell’ambito del Smp) e a rimborsare i debiti accumulati dal settore pubblico nei confronti dei fornitori. Lo sblocco dei crediti e l’accordo sulla ristrutturazione del debito rafforzano la posizione del governo Tsipras, che deve fare i conti con una maggioranza parlamentare dimostratasi sì più disciplinata del previsto, ma comunque sempre molto risicata.

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