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Ecco cosa pensano di Trump i leader repubblicani

Il candidato repubblicano “in pectore” alla Casa Bianca, Donald Trump, vedrà giovedì 12 maggio lo speaker della Camera, Paul Ryan, che non gli ha ancora dato il sostegno, e il leader del partito al Senato, Mitch McConnell. Lo indica Politico, citando fonti del Congresso. Nervosismi e polemiche nel partito sulla candidatura di Trump restano elevati e lo scontro con Ryan è forte.

Il magnate dell’immobiliare minaccia di chiedere la rimozione dello speaker dalla presidenza della convention di Cleveland a luglio, se continuerà a negargli l’appoggio. “Faccia pure”, è stata la risposta di Ryan, che, in un’intervista a un giornale del suo Stato, il Wisconsin, ha tuttavia rilevato che una candidatura “indipendente” contrapposta a quella dello showman sarebbe “disastrosa per il partito”. Continuano, però, a circolare voci in merito e c’è chi chiede che scenda in campo il candidato 2012 Mitt Romney.

Intanto, Trump ha affidato al suo ex rivale Chris Christie, governatore del New Jersey, il compito di guidare la transizione, in caso di elezione. Christie, fra i primi notabili repubblicani a schierarsi con il magnate, dovrà cioè facilitarne l’insediamento alla Casa Bianca nel periodo che intercorre tra il voto l’8 novembre, e il giuramento il 21 gennaio.

Dalla parte di Trump, continua ad esserci Sarah Palin, candidata alla vice-presidenza nel 2008, e critica dei critici dello showman – Ryan agirebbe solo per calcolo personale, volendosi candidare nel 2020 –, e s’è pure schierato Dick Cheney, il vice di George W. Bush – la famiglia Bush, invece, s’è chiamata fuori dalla mischia e dalla convention –.

John McCain, senatore dell’Arizona, e candidato alla presidenza nel 2008, un politico molto rispettato negli Stati Uniti, ha un po’ attenuato la presa di distanza dallo showman, dicendo che “sarebbe assurdo ignorare le persone” che votano per lui e che “bisogna ascoltarle”. Secondo McCain, il magnate potrebbe essere “un leader capace”, specie in politica estera, ma dovrebbe scegliersi un vice che possa unire il partito.

Quanto all’ipotesi di scendere in campo a sostegno di Trump, McCain pone la pre-condizione che ritratti le affermazioni lesive dei prigionieri di guerra – McCain lo fu per sette anni, in Vietnam – e osserva: “Non ho mai visto una simile personalizzazione della campagna elettorale, dove si mette in questione l’integrità delle persone”.

Chi mantiene le sue riserve su Trump è Marco Rubio, il senatore della Florida, altro rivale battuto nella corsa alla nomination. Mentre, dall’estero, Sadiq Khan, neo-sindaco musulmano di Londra, osserva che, se Trump sarà eletto, non potrà recarsi negli Stati Uniti, perché lo showman vuole impedire l’ingresso ai musulmani.



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