Negli ultimi vent’anni tutti i governi che si sono succeduti hanno inserito nel loro programma il tema del mezzogiorno. Oggi anche Renzi, dopo oltre due anni di governo, ritorna a parlare di mezzogiorno. Ma da una prima disamina dei patti finora sottoscritti si intravedono poche novità rispetto al passato, con il rischio che si registrino nuovamente le stesse criticità che non consentono di raggiungere risultati in termini di vera coesione territoriale e ostacolano il superamento di quel gap infrastrutturale tra il nord e il sud del Paese. Si deve necessariamente invertire la rotta, altrimenti si continuano a ripetere gli stessi errori del passato con le conseguenze disastrose che sono ormai sotto gli occhi di tutti.
Noi del Movimento Cristiano Lavoratori (Mcl) abbiamo redatto un documento con proposte concrete per il mezzogiorno, firmato da me e dai presidenti Mcl delle sette regioni del Sud proprio in questi giorni, nella convinzione che ora è necessario realizzare un vero e proprio “corridoio per il bene comune”, che colleghi l’intero Paese valorizzando le potenzialità e i punti di forza territoriali attraverso un reale progetto di coesione e di sviluppo. Per far questo occorre una cabina di regia che funzioni realmente, che sappia gestire i processi, che impedisca l’utilizzo non coerente dei fondi, che preveda il coinvolgimento delle istituzioni interessate e di tutti gli attori sociali ed economici presenti sui territori. Un nuovo patto sociale che abbia come unico obiettivo la rinascita economica e sociale del mezzogiorno: la politica da sola non ce la può fare, per questo occorre stabilire un’alleanza tra tutti i soggetti attivi della società.
Bisogna creare reti di collegamento tra il nord e il sud del Paese, sia dal punto di vista delle strutture materiali che immateriali: alta velocità ferroviaria, sistema aeroportuale, banda ultra larga, università, centri di ricerca, start-up innovative. Lavorare sulla competitività delle imprese offrendo opportunità di investimento anche attraverso politiche che incentivino le assunzioni a tempo indeterminato. Si deve creare una piattaforma logistica sul Mediterraneo che guardi ai Paesi del Nord Africa. Basti pensare alle enormi potenzialità del porto di Gioia Tauro, che guarda direttamente su tutta l’area Med e che potrebbe diventare un ponte tra le economie emergenti di quell’area e l’Italia, un porto che già dal lontano 2003 ha una zona franca doganale, che andrebbe riconvertita in (ZES) Zona Economica Speciale, per renderla competitiva a livello europeo e non solo.
Inoltre, è necessario ripristinare un sistema di legalità forte, contrastando con tutti i mezzi e le risorse necessarie la criminalità organizzata e la corruzione (che continua a dilagare anche grazie al supporto della cosiddetta “zona grigia”) che di fatto rappresentano un freno allo sviluppo dei territori. Nel rapporto 2012 della Banca d’Italia si stimano ricavi annui da parte delle organizzazioni criminali per circa 13 miliardi di euro, pari allo 0,8% del PIL. Questa sfida si può e si deve vincere, anche attraverso un nuovo percorso politico, economico ma soprattutto educativo. L’impegno educativo diventa ineludibile e va rivolto soprattutto ai giovani e alle loro coscienze, offrendo loro testimonianze reali di cambiamento, senza retoriche molte volte strumentali e fini a se stesse.
La migliore ricetta per l’occupazione e lo sviluppo rimane, comunque, la crescita dell’economia e, con essa, la creazione di nuovi posti di lavoro. Si deve necessariamente ripartire dal lavoro. Il lavoro è da sempre l’elemento primario che porta in sé il valore della partecipazione sociale e in molti casi determina il potere economico e, conseguentemente, il prestigio sociale. Per raggiungere l’obiettivo di un vero sviluppo occorre agire ed agire insieme: politica e società civile, ognuno nel proprio ambito, ma entrambi legittimati nei ruoli e nelle decisioni.
Abbiamo estremamente bisogno di una politica che persegua obiettivi di eguaglianza sociale, che ristabilisca il ruolo primario e la presenza dello Stato quale subsidium alle comunità locali, ai corpi intermedi, a tutte le forze sociali e culturali. Occorre riconoscere il valore e l’importanza dei corpi intermedi, incrementare il confronto e la partecipazione. Solo così può nascere effettivamente un nuovo protagonismo della società civile. Diversamente continueremo ad avere un Paese a due velocità, che inevitabilmente diventerà terreno fertile per il fiorire di egoismi locali contravvenendo al principio per cui “il bene comune è molto più della somma del bene delle singole parti.”
Carlo Costalli
Presidente Movimento Cristiano Lavoratori