La fuga in avanti, mediatica ma non solo, è stata incredibile, per dimensioni e per obiettivi indicati. Già si sono dipinte sacerdotesse all’altare: la cancellazione di due millenni ininterrotti di sacerdozio maschile è stata quasi sancita. Sarà bene, allora, rileggere le esatte parole di papa Bergoglio che tante reazioni hanno suscitato: “Ci sono alcune pubblicazioni sul diaconato nella Chiesa, ma non è chiaro come fosse stato. Credo che chiederò alla Congregazione per la Dottrina della Fede che mi riferiscano circa gli studi su questo tema, perché io vi ho risposto soltanto in base a quello che avevo sentito da questo sacerdote che era un ricercatore erudito e valido, sul diaconato permanente. E inoltre vorrei costituire una commissione ufficiale che possa studiare la questione: credo che farà bene alla Chiesa chiarire questo punto; sono d’accordo, e parlerò per fare una cosa di questo genere“.
Curiosamente, il papa ha riferito solo di un colloquio personale con un teologo siriano, ma non ha citato le conclusioni dello studio “Il diaconato: evoluzione e prospettive“, che la Commissione teologica internazionale licenziò e la cui pubblicazione fu autorizzata dall’allora cardinale Joseph Ratzinger (2003). Su “l’ordinazione delle donne al diaconato” si rilevava: “Le diaconesse di cui si fa menzione nella Tradizione della Chiesa primitiva non sono puramente e semplicemente assimilabili ai diaconi“. Inoltre si rimarcava “l’unità del sacramento dell’ordine, nella chiara distinzione tra i ministeri del vescovo e dei presbiteri da una parte, e il ministero diaconale dall’altra“. Dunque, “spetterà al ministero di discernimento che il Signore ha stabilito nella sua Chiesa pronunciarsi con autorità sulla questione“.
È esattamente quanto ha avviato adesso Francesco. In concreto, ci sarà una commissione di studio, che all’evidenza ripartirà dal documento testé citato. Attenzione: si tratterà di uno studio con fondamenti prima di tutto storici. Sarà bene ricordare che da qualche lustro la commissione mista per il dialogo teologico cattolico-ortodosso è ferma nella discussione (prima di tutto storica) sul primato del papa nel primo millennio, avendo concordato soltanto sul ruolo di un “primo” a vari livelli della Chiesa, senza andare oltre. Supporre, quindi, che per il diaconato femminile si tratti di un lavoro breve e semplice, sarebbe fuori luogo.
Intanto, però, lo stesso pontefice (felicemente regnante, si sarebbe detto un tempo) ha – non una volta sola – ripetuto il no pronunciato da Giovanni Paolo II al sacerdozio femminile. “Per quanto riguarda l’ordinazione delle donne, la Chiesa ha parlato e ha detto no. Giovanni Paolo II si è pronunciato con una formulazione definitiva, quella porta è chiusa“: così si espresse Bergoglio in un viaggio aereo, nel settembre del 2013. E, tanto per capire come stiano le cose, nello stesso discorso col quale ha annunciato il futuro studio sulla funzione storica delle diaconesse nei primi secoli, ha negato che le donne possano avere un ruolo nella celebrazione eucaristica, che spetta al sacerdote o al vescovo: “È una realtà teologico-liturgica. In quella situazione, non essendoci l’ordinazione delle donne, non possono presiedere“.
(Articolo pubblicato sul quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi)