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Ecco come Hitler non riuscì a prendersi la Sacra Sindone

Daniele Mancini, Francesco Coccopalmerio e signora Mancini

Sono più di 1000 anni che si cerca di svelare il mistero della Sacra Sindone, il lenzuolo di lino lungo 4 metri nel quale, si narra, sia stato avvolto Gesù Cristo in seguito alla sua crocifissione. C’è chi, come National Geographic, lo ha descritto come un dipinto opera di Leonardo da Vinci, e chi ne sostiene la veridicità storica ma non quella spirituale: chi lo dice che il corpo “ritratto” sia davvero quello del Messia?

Ieri, martedì 11 maggio, all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, la professoressa Emanuela Marinelli, una delle maggiori esperte del sacro telo, ha provato a spiegare da un punto di vista storico-scientifico e quasi per nulla cristiano, la controversa questione.

(QUI TUTTE LE FOTO DELLA CONFERENZA: “LA SINDONE:INDAGINE SU UN MISTERO”)

PERCHE’ A TORINO? 

“Dopo la morte di Goffredo di Charny, primo proprietario conosciuto della Sindone – ha spiegato la professoressa Marinelli – la moglie, Margherita di Joinville, decise di donarla, in cambio di benefici, a una sua amica, la duchessa Anna di Lusignano, futura moglie del duca Ludovico di Savoia“. Così la Sindone finisce a Torino, in una cappella costruita apposta dalla nobile famiglia, fino a quando Umberto II di Savoia, nel 1983, la lascia in eredità a Papa Giovanni Paolo II, esprimendo un unico desiderio: “Che venga lasciata a Torino”.

CURIOSITA’

Una riguarda Hitler e l’altra la storia del negativo dal quale si vede la probabile immagine di Cristo.

“Nel corso del terzo Reich – ha raccontato Marinelli – a Torino si era pensato di nascondere la Sacra Sindone per paura che Hitler potesse impossessarsene per le sue manie esoteriche. Al suo posto venne messa una copia pittorica. Effettivamente i tedeschi arrivarono e si portarono via il ‘falso'”. E poi un curioso aneddoto sul negativo della prima foto che venne fatta al lenzuolo di lino.

La famosa foto di Secondo Pia scattata nel 1898 alla Sacra Sindone ritraeva, al negativo, un’immagine molto simile a quella di Gesù Cristo. “Ecco, poiché nessuno gli credette supponendo una manomissione, quella foto venne messa in un cassetto. Dopo 33 anni, numero non causale, un’altra foto scattata dal gesuita Francis Filas diede ragione a Pia: nessun montaggio’, l’immagine umana esisteva davvero”, ha chiosato la professoressa.

(LE FOTO DELLA CONFERENZA ALL’AMBASCIATA ITALIANA PRESSO LA SANTA SEDE)

QUELL’UOMO È CRISTO?

La veridicità scientifica della Sacra sindone è stata verificata definitivamente “da un gruppo di scienziati nel 1948, anno nel quale la sindone, dopo 45 anni, venne resa nuovamente visibile attirando 4 milioni di persone”, ha spiegato l’esperta. Le tracce di rosso sono emoglobina e il lenzuolo è un manufatto di stoffe giudaiche commerciate soprattutto durante il 1° secolo. “Questa è la prima prova che effettivamente la Sindone potrebbe aver avvolto il copro di Gesù”, ha affermato Marinelli.

Un’altra prova potrebbe essere rintracciata nelle usanze del tempo: i copri delle persone crocifisse venivano gettati in fosse comuni, non coperti con tele pregiate. Come si legge nel vangelo secondo Luca, a seguito della crocifissione, Giuseppe, un membro del sinedrio e quindi benestante, chiese a Pilato di poter avere la salma del Messia. “La condizione economica di Giuseppe gli avrebbe consentito di acquistare una sindone di cotone finissimo per avvolgere la salma del Salvatore”, ha chiosato la professoressa.

Oggi la Sindone si trova in un “teca che pare un mostro tecnologico”, ha sottolineato Marinelli, è coperta da un drappo ricamato ed è aperta saltuariamente al pubblico per evitare che l’ingiallimento dovuto all’esposizione solare non faccia sparire del tutto le “orme” lasciate da quel corpo.

(CHI C’ERA INSIEME ALL’AMBASCIATORE DANIELE MANCINI ALLA CONFERENZA SULLA SACRA SINDONE)

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