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Ecco come Ibsa Farmaceutici Italia aiuta le donne migranti

Di Enzo Lucherini
Ibsa Farmaceutici Italia

Parte del Gruppo Ibsa, fondato in Svizzera nel 1992, Ibsa Farmaceutici Italia è presente nel nostro Paese dall’ottobre 2010. Cresciuta rapidamente, è oggi una realtà economica e scientifica di primo piano nel settore farmaceutico italiano. Questa crescita è stata recentemente accompagnata anche dall’avvio di un ripensamento dell’approccio di responsabilità sociale e del sistema valoriale dell’azienda. Un vero e proprio rinnovamento culturale che ha visto direttamente coinvolti gli uomini e le donne Ibsa.

Questo nuovo approccio parte dalla convinzione che siano fondamentali, oltre agli aspetti medici della malattia, anche quelli psicologici, esistenziali e sociali, in quanto la medicina dovrebbe avere come obiettivo il prendersi cura dell’integrità del paziente.

In quest’ottica abbiamo avviato lo scorso anno una serie di corsi di etica con la Scuola di Meditazione dei Padri Gesuiti di Cagliari, con l’obiettivo di accompagnare i nostri manager in un percorso di consapevolezza che li possa aiutare nel quotidiano confronto con gli stakeholder, sviluppando inoltre la propria capacità di agire, nella vita dell’impresa, con spirito di iniziativa e responsabilità.

Da questa riflessione è nata la campagna Ibsa dedicata all’importanza della iodoprofilassi nelle donne migranti in gravidanza, presentata oggi presso Radio Vaticana, nell’ambito del convegno “Quando la Csr risponde alle emergenze internazionali. Il progetto Ibsa per le madri migranti”.

Tale progetto è volto a sensibilizzare, attraverso la distribuzione di materiali informativi in sei diverse lingue, le donne in età fertile, circa l’importanza di un corretto apporto di iodio.

Secondo il Global Iodine Nutrition Network diversi Paesi del mondo, in particolare dell’Africa e dell’Est Europa, presentano un livello di assunzione di iodio insufficiente. Tale carenza di iodio, come ricordano la Who e l’Unicef, rappresenta la più importante causa evitabile di danni cerebrali a livello globale: le persone che vivono in aree affette da grave carenza iodica possono avere un QI fino a 13.5 punti inferiore rispetto a chi vive in aree in cui la presenza di iodio è adeguata. Un deficit mentale, questo, che ha un effetto immediato sulla capacità di apprendimento dei bambini, sulla salute delle donne, la qualità di vita e la produttività economica.

Da qui l’importanza di fornire un’adeguata informazione alle donne migranti in modo da consentire un efficace contrasto alla carenza iodica e l’adozione di una corretta iodoprofilassi, anche attraverso l’assunzione di specifici integratori alimentari ove necessario.

Questo progetto di sensibilizzazione, che attualmente ha preso il via in Italia, Albania e Camerun, vede coinvolti, in uno stretto rapporto di collaborazione, il mondo aziendale, con Ibsa Farmaceutici Italia in qualità di promotore, quello accademico, grazie all’Università di Pavia e diversi attori del terzo settore, quali l’Assistenza Sanitaria San Fedele di Milano, i Gesuiti di Tirana, Caritas Internationalis e l’Arcidiocesi di Bamenda.

Presso l’Assistenza Sanitaria San Fedele inoltre, Ibsa mette anche a disposizione un integratore a base proprio di iodio per tutta la durata della gravidanza.

La campagna rappresenta inoltre una prima risposta all’appello lanciato a gennaio 2016 dal ministero della Salute e dall’Aifa, che, con il progetto congiunto “Accesso ai farmaci, un diritto umano”, intende promuovere e proteggere, attraverso l’uso appropriato dei farmaci, la salute di malati vulnerabili, quali sono i migranti, gli emarginati e le fasce deboli della popolazione.

Il portale informativo www.tiroide.com, e in particolare la sezione Spazio Pazienti, è il punto di riferimento online per tutti i contenuti della campagna, dove è anche possibile scaricare il leaflet informativa nelle diverse lingue.



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