I tasselli del caso EgyptAir sono ancora confusi, sparsi. L’unica cosa certa, finora, è che l’Airbus in volo da Parigi al Cairo con 66 persone a bordo si è inabissato. E anche se il fondale nasconde ancora le scatole nere, che potranno svelare le cause di quanto accaduto, il timore diffuso – che con il passare delle ore si sta trasformando in una certezza – è che il disastro possa avere una matrice terroristica.
TRA TERRORISMO E INSTABILITÀ POLITICA
Un episodio, questo, che complica lo scenario attuale dell’Egitto che tra la crisi economica, l’instabilità politica, la repressione del dissenso, le indagini sul caso Regeni e il conseguente riflesso negativo su media e opinione pubblica, sta vivendo una fase travagliata.
LE RIPERCUSSIONI SUL TURISMO
A pagare maggiormente lo scotto di questa situazione, sin dopo l’esplosione delle Primavere arabe, è senz’altro il settore del turismo, vitale per il Cairo. Prima del 2011 – anno della “Rivolta sul Nilo” che provocò la caduta di Mubarak – il turismo era una delle ruote trainanti dell’economia egiziana. Secondo i dati riportati dai quotidiani britannici Mirror e Mail il settore vacanziero impiegava il 12% della forza lavoro complessiva e valeva circa 8 miliardi di dollari annui. Nel 2010, in particolare, si contavano 14,7 milioni di turisti all’ombra delle piramidi.
BUSINESS CALATO DI UN TERZO
Nel giro di tre anni il business è calato di un terzo, registrando 9,5 milioni di visitatori di cui 900.000 provenienti dalla Gran Bretagna. Ma il vero colpo di grazia è arrivato tra il 2015 e il 2016. In primis con la tragedia dell’aereo russo abbattuto nel Sinai il 31 ottobre scorso, un attentato rivendicato dall’Isis costato la vita a 224 persone e che mise sul chi va là gli Stati europei che bandirono tutti i voli diretti a Sharm el-Sheikh,per paura che la sicurezza aeroportuale fosse stata compromessa.
A gennaio, poi, tre turisti occidentali sono stati accoltellati da sospetti militanti dello Stato Islamico in un hotel di Hurghada. Seguì il surreale dirottamento su Cipro del volo EgyptAir MS181, compiuto lo scorso marzo da un uomo con falsa cintura esplosiva che voleva parlare con l’ex moglie. E soprattutto la sciagurata gestione del caso Regeni, che ha portato l’attenzione del mondo sugli arresti, le sparizioni forzate e il clima di intimidazione che condiziona attivisti e giornalisti, ma anche i cittadini.
GLI SFORZI INUTILI DI ENTI E ISTITUZIONI
«L’Ente del Turismo Egiziano e il governo del paese hanno lavorato molto duramente negli ultimi mesi per riconquistare la fiducia dei turisti e dimostrare che il paese è sicuro da visitare per gli occidentali», riporta il Mirror, che però specifica: «Purtroppo, sembra questo ultimo terribile incidente – che ha le caratteristiche di essere un attacco terroristico contro l’Egitto e Francia – dimostra che non è così, o almeno che recarsi in quelle zone comporta un rischio reale».
A poco sono servite anche le pubblicità a Times Square e l’ottimismo del neoministro del Turismo Yehia Rashed che pensa di attrarre 12 milioni di turisti entro il 2017: «L’Egitto è sicuro», «Ci stanno molto a cuore i diritti umani» ha detto in più occasioni.
I DRAMMATICI RISULTATI DELL’ANNO 2016
I numeri relativi all’anno 2016 parlano chiaro. A febbraio sono arrivati in Egitto 347mila visitatori, contro i 640mila del febbraio 2015, mentre il numero medio di notti passate dai turisti sul territorio egiziano è calato vertiginosamente nell’arco di 12 mesi: si parla addirittura di un 67,2% in meno. Secondo quanto dichiarato alla Reuters da un consulente del ministero del Turismo, nel primo trimestre del 2016 le entrate nette provenienti dall’economia turistica sono state di appena 500 milioni di dollari e, nell’arco di un anno, il numero dei visitatori si è ridotto del 47%.
L’EGITTO NON È PIÙ TRA LE DESTINAZIONI PREFERITE DAI VIAGGIATORI
«Per molti anni, l’Egitto è stato, con la Tunisia e il Marocco, la meta principale per le vacanze dei Francesi», spiega Le Figaro. «Nel 2009-2010, l’Unione dei tour operator francesi (SETO) ha registrato più di 345.000 clienti che l’hanno scelta come destinazione. L’anno scorso, questa cifra è scesa al di sotto di 21.000», riporta il quotidiano francese. «Il turismo culturale sul Nilo e, in misura minore, sul Mar Rosso, non riesce a ripartire. Solo pochi operatori altamente specializzati (immersioni, cultura) hanno ancora clienti».
«L’Egitto è certamente uno dei paesi più colpiti della regione – specifica Le Figaro –. Nel 2015 tutti i paesi musulmani sono usciti dalla top 15 delle destinazioni del tour operator francese Voyageurs du Monde, specializzata in viaggi su misura di fascia alta. L’Egitto non è più incluso nella sua classifica dal 2012. Il Marocco è uscito l’anno scorso».