Come costruzione politica, l’Europa è a pezzi, e se non ci fosse l’euro a fare da collante, si sarebbe già dissolta da un pezzo. È inevitabile chiedersi: ce la faranno l’Ue e l’euro a sopravvivere? Nella mente dei padri fondatori, l’Europa federale doveva camminare di pari passo con quella economica. Non è stato così. Siamo rimasti fermi alla libera circolazione delle merci e delle persone, alla moneta unica e all’unione bancaria, peraltro incompleta: risultati che forse soddisfano i banchieri, ma hanno reso impossibile un’efficace governance europea su tutto il resto.
Così i nazionalismi, rimasti intatti, possono alimentare l’euroscetticismo come arma elettorale vincente, e il leader della destra xenofoba austriaca, Heinz-Christian Strache, può definire “scafisti di Stato” Matteo Renzi e Angela Merkel, colpevoli a suo avviso di tollerare troppi migranti, soprattutto islamici. La stessa linea è condivisa da Polonia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca, che con il “gruppo di Visegrad” hanno costituito, di fatto, una piccola Europa xenofoba all’interno della stessa Ue. Un segnale concreto di disgregazione.
In questo scenario, non stupisce che il piano di Bruxelles, varato sei mesi fa, per redistribuire 40 mila degli oltre 100 mila migranti arrivati in Italia, sia completamente fallito. A conti fatti, è stato ricollocato appena un migrante su 70 (564 su 40 mila), e la Germania ne ha accolti solo 20. Si vede che anche a Berlino hanno tirato il freno, e di brutto. Pensare di allentare questo freno, imponendo sanzioni da 250 mila euro per ogni migrante respinto dai Paesi xenofobi, come propone la Commissione Ue nella riforma di Dublino, non farà altro che rendere l’Ue ancora più odiata dai contribuenti di quanto non lo sia già.
Idem se dovesse passare l’idea di tassare gli ingressi turistici in Europa per finanziare i Paesi africani da cui partono i migranti, nell’illusione che siano quei governi, tra i più corrotti al mondo, a fermare i flussi. Invece di nuovi piani roboanti, destinati a fallire come i precedenti, servirebbe una governance europea unitaria e federale, politicamente forte, come lo è quella di Mario Draghi per l’euro. Purtroppo non c’è, e neppure si intravede. Così, dopo la Brexit, avremo l’Eurexit?
(Pubblicato su Italia Oggi, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)