Nei giorni in cui l’India torna alla ribalta delle cronache per il possibile rientro in Italia del marò Salvatore Girone è arrivata anche un’altra notizia che fa ben sperare sul fronte del business. La vicenda dei 12 elicotteri venduti nel 2010 alla Difesa indiana da AgustaWestland (ora divisione Elicotteri di Finmeccanica) e finiti al centro di un caso di corruzione internazionale potrebbe lasciare meno strascichi di quanto si temesse nei rapporti d’affari tra New Dehli e il gruppo guidato dall’amministratore delegato Mauro Moretti.
COME PROCEDE LA GARA
Proprio in questi giorni il ministero indiano delle Finanze ha pubblicato alcuni documenti da cui emerge che Indian Rotorcraft, joint venture tra AgustaWestland e il gruppo Tata Sons, è stata ammessa dal governo nell’elenco delle imprese autorizzate a investire direttamente secondo la formula Fdi (Foreign Direct Investment), accogliendo le raccomandazioni formulate dal Foreign Investment Promotion Board. La notizia si aggiunge al fatto che New Delhi non ha mai realmente inserito Finmeccanica e le sue controllate nella blacklist che le escluderebbe dagli affari sul mercato indiano, pur considerandole «osservate speciali» da valutare di volta in volta.
IL RUOLO DELL’INDIA
La novità è positiva soprattutto alla luce del fatto che l’India è tra i Paesi che stanno aumentando il budget per le spese militari, assieme ad Arabia Saudita e Cina. Insomma, la stretta si sta allentando. Nel frattempo la vicenda pesa meno anche sui bilanci del gruppo Finmeccanica. La commessa dei 12 elicotteri in configurazione Vip aveva un valore di circa 560 milioni di euro. Dopo che nel 2014 ha deciso di rescindere il contratto, l’India ha stimato i danni in circa 648 milioni di euro, notificando contemporaneamente l’avvenuta richiesta di escussione delle garanzie e controgaranzie rilasciate in relazione al contratto per circa 306 milioni, compreso anche un performance bond.
LA BATTAGLIA LEGALE
AgustaWestland e AgustaWestland International però si sono opposte e ne è scaturita un’altra battaglia legale al Tribunale di Milano. L’esito è stato un parziale accoglimento del reclamo presentato dal ministero della Difesa indiano: i giudici hanno revocato l’inibitoria per l’intero importo del performance bond, pari a circa 28 milioni di euro, e fino alla concorrenza dell’importo di circa 200 milioni per quanto riguarda le advance bank guarantees. Invece è rimasta inibita l’escussione delle garanzie per altri 50 milioni: la cifra è pari alla riduzione «che, in virtù di quanto stabilito dal contratto, avrebbe dovuto essere effettuata sul valore delle advance bank guarantee in seguito all’avvenuta accettazione dei primi tre elicotteri da parte del cliente», si legge nei documenti finanziari di Finmeccanica.
LO SCENARIO
Tirando le somme, il gruppo di piazza Monte Grappa è riuscito a contenere i danni. Relativamente alla parte di fornitura già effettuata, e cioè i tre elicotteri consegnati (assieme a materiali di ricambio e di supporto), la recuperabilità degli attivi netti iscritti nel bilancio del gruppo ammonta a 110 milioni di euro. L’altro dato positivo è che il magazzino residuo relativo al programma risulta interamente destinabile ad altri contratti, quindi la divisione Elicotteri potrà rivenderli con poche modifiche ad altri committenti. Nel frattempo è stato avviato l’arbitrato alla Camera di commercio internazionale di Parigi e ancora si discute sulla «compromettibilità» degli arbitri, sollevata dalla controparte indiana. «La società», è la posizione di Finmeccanica, «oltre a opporsi alle eccezioni di cui sopra, all’esito della decisione sulle questioni preliminari insisterà sulla fondatezza delle proprie pretese».
(Articolo pubblicato su MF/Milano Finanza, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)