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Fondo Atlante, cosa cambierà per Unicredit, Intesa Sanpaolo e Banco Popolare

germania,

E se il viaggio fosse meglio del traguardo? Potrebbe accadere questo per le banche italiane, che il viaggio dia più soddisfazioni della meta. Almeno questa è l’idea di Antonio Guglielmi (nella foto), capo analista di Mediobanca Securities, dopo l’avvio del fondo Atlante guidato dall’economista Alessandro Penati.

SULLE SPALLE DI ATLANTE
Cos’è Atlante? Il fondo sponsorizzato dal governo per supportare le prossime immissioni di capitale e facilitare la cessione dei non performing loan lanciato a inizio aprile con l’obiettivo di sostenere il sistema bancario domestico. Sarà gestito dalla società indipendente Quaestio sgr e avrà una capacità di 4,25 miliardi, più della metà di provenienza bancaria, il resto da assicurazioni, fondazioni e Cdp (Cassa depositi e prestiti).

PER DISFARSI DELLE SOFFERENZE
Una somma che servirà anche a comprare le sofferenze che le banche vogliono dismettere. “La potenza di fuoco di Atlante riguardo all’acquisto degli Npls può essere quantificata sulla base di quattro assunzioni sulle sue azioni – scrive Guglielmi – la prima è che il fondo investirà sui diritti di emissione di Pop Vicenza e Veneto Banca non potendo intervenire in aumenti di capitale la cui adeguatezza sia al di sopra delle soglie Srep; la seconda è che il fondo venga riaperto e portato a 5 miliardi; la terza è che alle banche difficilmente sarà consentito di investire direttamente nelle tranche junior del Gacs, la bad bank all’italiana; la quarta che Atlante stesso non avrà alcuna leva se non quella pari a 8 volte gli Npl lordi nel Gacs per ottenere il rating investment-grade per le tranche senior ovvero, comporta per circa il 30% da titoli junior e per il 70% mezzanine/senior. In conclusione, Atlante avrà liquidità da riversare sulle sofferenze per circa 8 miliardi, senza leva”. Capacità che si riduce del 40% se la composizione del veicolo diventa più prudente: con una composizione 50-50 tra titoli mezzanini e senior. “Come risultato, a meno che investitori di altre banche non comprino le tranche junior, difficilmente la guidance di 50-60 miliardi di npl lordi da dismettere sarebbe raggiunta da Atlante”.

QUOTA 21 MILIARDI
Il potere di acquisto di Atlante si fermerebbe molto prima, a 21 miliardi, considerata la leva di otto volte. Ma andiamo con ordine. Dove verranno allocati, nel dettaglio, gli 8 miliardi di liquidità di Atlante? “Circa 2,5 miliardi verranno allocati nell’acquisto di Npl – scrive Guglielmi – Durante la presentazione alla comunità finanziaria, Quaestio ha dichiarato che almeno il 30% del fondo, più l’ammontare non usato per supportare azioni di ricapitalizzazione in banche identificate al 30 giugno 2017, sarà riservato all’acquisto di tranche junior emesse da veicoli di cartolarizzazione di Npl. Nella nostra simulazione presumiamo che il fondo venga riaperto per raggiungere la capacità di 5 miliardi dai 4,25. Partire da una liquidità di 5 miliardi vuol dire che 2,5 miliardi potrebbero essere allocati per l’acquisto di Npl dopo aver preso in considerazione i diritti di acquisto di Vicenza e Veneto. Quaestio ha rivelato che il Fondo possa investe in aumenti di capitale se il capitale regolatorio dell’emittente non è considerato adeguato rispetto alla soglia minima Srep, il che esclude i diritti di emissione di Bp dai potenziali target di Atlante”.

PERCHé ALLE BANCHE NON CONVIENE AVERE IL 50% DI ATLANTE
Poiché le banche non potranno investire nelle tranche junior, alla fine deterranno oltre il 50% del capitale di Atlante, il che è un male, secondo Mediobanca. “L’articolo 27 dello Ias – spiega Guglielmi – afferma che il controllo di una sussidiaria può essere definito come il potere di governare le politiche finanziarie e operative così da ottenere benefici dalle sue attività. Per questo per le banche sarebbe preferibile avere quote sotto il 50%, per evitare di dover consolidare i risultati del veicolo di cui parliamo”.
Nella simulazione di Mediobanca, l’idea è che il Fondo sia privo di debito. “Ma al di là dell’equity, la famosa tranche junior, al fondo dovrebbe essere consentito di acquistare Npl anche con debito e possibilmente con strumenti ibridi (il mezzanino, ovvero capitale di debito che può essere convertito in credito o equity se il prestito non è pagato nei termini previsti e interamente, ndr). Assumendo che la tranche junior conti per il 30% del totale, calcoliamo una leva di 8 volte nel fondo via Gacs, ed ecco che i 2,5 miliardi equivalgono a 21 miliardi di npl lordi, un valore che riteniamo plausibile”.

IMPATTO SUL CET1 AL VALORE DI LIBRO
Qual è l’effetto? “Assumendo che l’acquisto avvenga al valore di libro netto – si legge nel report di Mediobanca Securities – l’impatto sul Cet 1 dipenderà da tre fattori: l’aumento dell’equity detenuto in partecipazioni significative o non, la riduzione del deficit di capitale e il declino della ponderazione per il rischio. Riteniamo che la questione si chiuderà con un modesto impatto negativo di 15 punti base sul Cet1 per le banche del nostro campione, con Intesa e Unicredit che perdono rispettivamente 30 e 15 punti e Bpm e Banco Popolare, le migliori con un impatto positivo tra 10 e 15 punti base.

COSA FARA’ LA SGR DI ATLANTE
Mediobanca Securities spinge l’analisi ancora più in profondità e individua i singoli contributi alla composizione del fondo: tra gli 800 e i mille milioni da Intesa; un miliardo da Unicredit; 200 milioni da Ubi; meno di 100 da Bpm e così a scendere fino ai 50 milioni di Sondrio e Banco Popolare. Le banche in totale conferiscono 2,7 miliardi. Dal settore assicurativo arrivano circa 600 milioni: 240 da Poste Vita, 150 da Generali e 100 da Allianz e da Unipol. L’obiettivo del fondo è chiaro e duplice: da un lato supportare i prossimi aumenti di capitale. “In questo ambito il Fondo potrebbero sopportare l’iniezione da 1,5 miliardi a Vicenza e quella da un miliardo a Veneto Banca. E la stampa ha confermato che Atlante ha sottoscritto circa il 90% dei diritti di emissione di Pop Vicenza”. Il secondo obiettivo è facilitare la dismissione delle sofferenze acquistando portafogli di Npl. “Il fondo dovrebbe consentire il deconsolidamento a valori consistenti con rendimenti di mercato non speculativi, facendo il prezzo di uno scenario liquidazione (il salvataggio di quattro banche nel 2015) o l’offerta da parte di pe per npl. In ogni caso – conclude Guglielmi – in corso di presentazione Quaestio ha dichiarato che il fondo non dovrà comprare gli npl a un prezzo vicino al book value, che è invece è necessario per evitare ingenti perdite che derivino da cessioni di sofferenze a buon mercato e da impatti sul capitale regolatori che derivano dal minor rischio”.



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