Skip to main content

Ecco come la Germania vuole tamponare Fca di Marchionne

Il calo del 4,4% registrato ieri dal titolo Fca (a 6,03 euro) è stato il risultato borsistico di un clima pesante attorno al Lingotto che dopo le prime avvisaglie dei giorni scorsi ieri ha avuto il suo apice sui listini. Un’escalation che ora rischia di trasformarsi in un vero e proprio caso politico tra i governi di Roma e Berlino impegnati ognuno a delimitare il proprio territorio. La miccia, infatti, era stata innescata giovedì scorso dal ministro dei trasporti tedesco Alexander Dobrint, il quale aveva accusato il Lingotto di aver evitato deliberatamente di incontrare funzionari tedeschi per rispondere a domande sul rispetto delle normative sulle emissioni. Ma è ieri che la tensione si è ulteriormente inasprita arrivando a imporre anche alla Commissione Ue una presa di posizione per calmare le acque.

LA MOSSA DEL MINISTERO

In particolare, secondo quanto riportato dal settimanale Bild am Sonntag, il ministero dei Trasporti tedesco avrebbe inviato una documentazione all’Italia che dimostrerebbe l’utilizzo da parte di Fca di software con una sospetta violazione delle norme sulle emissioni. Soprattutto nel caso di alcuni propulsori diesel tra i più diffusi nei modelli di fascia media e bassa. Le indagini tedesche avrebbero infatti rilevato che la 500x sarebbe attrezzata con un software che interrompe il meccanismo di riduzione delle emissioni dopo 22 minuti e per questo il settimanale ha ipotizzato che il governo tedesco possa togliere la licenza di vendita in Germania dei modelli coinvolti.

COSA DICE LA FIAT

Il Lingotto, pur non emettendo note ufficiali, ieri ha ribadito che i suoi veicoli sono conformi alla normativa vigente. Ma soprattutto Torino ha rimarcato il fatto che di queste questioni sono responsabili le autorità nazionali. Come a dire che non tocca alle autorità tedesche legiferare sulle auto del Lingotto, bensì a quelle italiane. Una presa di posizione che ha ricalcato quella del ministro dei Trasporti italiano, Graziano Delrio, che nei giorni scorsi in una lettera a Dobrindt ha rivendicato il diritto dell autorità italiane di controllare le auto Fca.

LA POSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO

Nella lettera, inoltre, Delrio ha assicurato sulla disponibilità del Lingotto spiegando che c’è la «piena e completa disponibilità di Fca a fornire all’autorità competente una serie di informazioni» in merito alle proprie strategie di controllo delle emissioni. Non solo, ma a dar manforte al Lingotto (e a Delrio) è intervenuta ieri la Commissione Ue che ha ribadito quanto sostenuto dalle autorità italiane. L’organismo comunitario ha infatti spiegato che spetta agli Stati membri discutere e chiarire fra loro (e non con i costruttori) nel caso ci sia un modello auto omologato in un Paese ma che secondo l’autorità di un altro non rispetta le norme. La direttiva in vigore «prevede un meccanismo che consente a uno Stato membro di contestare l’omologazione data da un altro stato membro. E’ prima di tutto un dialogo tra i due Stati membri coinvolti», ha ricordato Bruxelles spiegando inoltre che esiste un obbligo di tenere la Commissione informata e la possibilità «per questa di facilitare una soluzione se non viene trovata un’intesa».

LO SCENARIO

Sino ad ora però «non abbiamo ricevuto nessuna lettere da parte delle autorità tedesche su Fca, quando la riceveremo la studieremo attentamente», ha concluso la nota. Pare insomma che il Lingotto (e l’Italia) insomma l’abbiano spuntata? Presto per dirlo. Intanto sui listini non ci hanno creduto e ha spinto al ribasso il titolo in borsa.

(Pubblicato su MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)



×

Iscriviti alla newsletter