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Troppe confusioni del governo sulle pensioni

Di Michele Poerio e Carlo Sizia

Di fronte a queste proposte vaghe, imprecise nei contorni e nei costi, improvvisate e spesso contraddittorie, c’è da dire:

– che il Governo si rifiuta, per ora, di aprire il dialogo con le parti sociali per un confronto, addirittura anche solo per un approfondimento, affermando che “i tecnici” di Palazzo Chigi, dell’Economia e del Lavoro stanno ancora vagliando percorribilità e costi delle varie ipotesi, ma che comunque “vedranno la luce nella legge di stabilità per il 2017”;

– e tuttavia tutte le ipotesi prima ventilate hanno un loro costo evidente, che l’Italia non è oggi in grado di sostenere, infatti il nostro rapporto deficit/PIL è fuori dai parametri concordati con l’Europa; il pareggio annuale di bilancio, sacralizzato in Costituzione, è obiettivo irraggiungibile prima, forse, del 2019; il rapporto debito cumulato/PIL veleggia attorno al 133%, anziché decrescere come concordato dall’Italia con i vertici europei attraverso il “fiscal compact”;

– bisogna altresì considerare che il Governo deve già “sterilizzare” le clausole di salvaguardia, che prevedono un aumento dell’IVA nel 2017 per un importo di circa 15 mld, il che comporterà comunque una specifica manovra alternativa, da definirsi prossimamente;

– ben difficilmente i nostri “guardiani europei” accetterebbero per il 2017 una nuova manovra di bilancio in deficit per l’Italia, come è già stata quella per il 2016;

– se tutte le ipotesi prima richiamate hanno l’intento dichiarato di favorire il ricambio generazionale nei posti di lavoro e migliorare i parametri del tasso di occupazione giovanile, che senso ha ribadire il blocco del turn-over del personale nel pubblico impiego, ovvero escludere il pubblico impiego stesso dalla flessibilità in uscita di cui si parla?

Ecco allora che viene il prepotente sospetto che le “parole in libertà” di cui sopra servano solo: per illudere quanti più cittadini possano ritenersi potenziali beneficiari dei provvedimenti ventilati; per mettere preventivamente il “silenziatore” alle critiche delle Parti sociali; per illudere nel contempo e non allarmare anche i pensionati in essere (specie quelli titolari di pensioni medio-alte) che i loro assegni non verranno toccati (come promesso dal Premier Renzi ma, come spesso accade, usati per supplire alle risorse mancanti).

E tuttavia la realtà dei fatti grida in modo diverso, infatti:

– è stato Matteo Renzi a chiamare Tito Boeri e Tommaso Nannicini rispettivamente alla Presidenza dell’INPS ed alla carica di Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio;

– i due “sedicenti tecnici” (entrambi professori universitari) in realtà svolgono un preciso ruolo politico (quasi fossero Ministri dell’Economia e/o del Lavoro), propagandando le loro idee anche attraverso disegni di legge, che immancabilmente prevedono penalizzazioni per i titolari di pensioni medio-alte attraverso una mancata perequazione, in via permanente, per le pensioni tra 2.500 e 5.000 € lordi/mese nonché, per quelle oltre 5.000 € lordi/mese, reiterati contributi di “solidarietà intergenerazionale” in misura crescente dal 3% fino al 10-15% in rapporto alla maggiore consistenza dell’assegno pensionistico;

– anche sulle pensioni di reversibilità ci sono voci preoccupanti, infatti si vogliono derubricare truffaldinamente da prestazioni previdenziali (infatti i nostri contributi riguardano l’IVS, cioè l’invalidità, la vecchiaia ed i superstiti) ad elargizioni assistenziali, facendo inoltre valere ai fini dell’abbattimento delle pensioni di reversibilità per le beneficiarie (od i beneficiari) superstiti non più il reddito personale, ma il reddito famigliare.

Michele Poerio, presidente FEDER.S.P.eV.

Carlo Sizia, comitato direttivo FEDER.S.P.eV.

(2/segue. La prima parte si può leggere qui)


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