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Perché serve l’Helicopter money. Parola di Bill Gross

«Ho il sospetto che politici e banchieri centrali, invece di morire, sceglieranno di volare». Lo sostiene Bill Gross, portfolio manager di Janus Capital e co-fondatore del fondo obbligazionario Pimco. Il riferimento è all’helicopter money, ovvero l’iniezione di liquidità direttamente nei conti correnti dei cittadini da parte delle banche centrali.

Se ne parla da tempo come una sorta di ultima spiaggia: la Federal Reserve, la Bce e la Banca del Giappone – è il ragionamento corrente – hanno esaurito le munizioni. E poiché l’economia e l’inflazione non ripartiranno in fretta, allora non resta che provare l’helicopter money. Secondo Gross, però, questa non è la carta della disperazione, bensì una mossa razionale e resa inevitabile dalla storia e dagli sviluppi della tecnologia. Gross affronta il problema di petto: la nuova era dell’economia, specialmente nei Paesi sviluppati con una popolazione in via di invecchiamento, «sta gradualmente spingendo sempre più gente fuori dal mercato del lavoro». Questo perché l’information technology e l’utilizzo sempre più diffuso dei robot abbasserà l’intensità di lavoro in ogni settore dell’industria. Gross osserva che oggi lavora solo il 78% dei cittadini tra i 25 e i 54 anni contro l’82% nel 2000. Si tratta di 6 milioni di persone in meno. Non certo perché costoro non hanno voglia di lavorare, ma perché il progresso tecnologico li ha resi superflui. Oltretutto, la tecnologia e la robotizzazione non creano molti posti di lavoro di qualità. Nei prossimi 10-15 anni verranno persi milioni di posti di lavoro anche nei settori della sanità e della finanza.

Come ha scritto il Premio Nobel per l’Economia, Michael Spence, «la rivoluzione digitale continuerà… la struttura dell’economia moderna e il ruolo del lavoro dovrà essere ripensato». Mentre per il saggista Andy Stern il prossimo presidente degli Stati Uniti dovrà riconoscere che le attuali politiche del governo hanno «costruito un’infrastruttura sociale basata sul concetto di lavoro, ma questo concetto non funziona più». Se, in una forma o nell’altra, i redditi vanno ai robot e non più agli esseri umani, la nostra cultura cambierà e la politica dovrà adattarsi a questi cambiamenti. Che fare allora dei disoccupati e di coloro che potranno al massimo aspirare a posti di lavoro di basso livello e super precari? Per la maggior parte di loro la riqualificazione professionale non servirebbe comunque a niente, e quindi come faranno ad avere il denaro necessario alla sopravvivenza? Non resta che dare loro un «reddito base universale», quello che i grillini chiamano reddito di cittadinanza. «E se questo vi colpisce come una forma di socialismo, dovrete abituarvi», avverte Gross, sottolineando che «in fondo abbiamo già una sorta di reddito base universale, i food stamp», ovvero i buoni pasto che attualmente vengono utilizzati da ben 45 milioni di persone su una popolazione complessiva di 323,7 milioni.

Assicurare un reddito base universale sarà possibile solo se la Federal Reserve stamperà moneta e la distribuirà gratis. Certo, ammette Gross, tutto questo porterà a una commistione fra la politica monetaria e quella fiscale, fra la banca centrale e il Tesoro. Ma è il prezzo da pagare «per far sopravvivere una società civile, che altrimenti lo diventerebbe sempre meno a causa della robotizzazione». L’alternativa, sottolinea Gross, è quella «di farsi ricoverare immediatamente in una clinica di riabilitazione basata sull’austerità accompagnata da una prolungata recessione». Visti i milioni di disoccupati e sottoccupati che ne deriverebbero, conclude Gross, «sospetto che i politici e i banchieri centrali, invece di morire, sceglieranno di volare». Helicopter money, quindi. Per gli investitori questo scenario implica un nuovo Qe della Fed e tassi d’interesse bassi per un più lungo periodo di tempo, con i prezzi degli asset che continueranno a essere artificialmente alti. «A un certo punto, la politica monetaria riuscirà a creare inflazione e i mercati saranno a rischio. Non ancora, ma state attenti durante il periodo di transizione. Accontentatevi di rendimenti bassi a cifra singola».

(Articolo pubblicato su MF/Milano Finanza, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)


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