Skip to main content

Hillary e Bernie, rivali per nomination, alleati anti Trump

Storie d’amore e d’odio – ma i due termini sono entrambi eccessivi – tra Hillary e Bernie, rivali, ma non troppo, per la nomination democratica alla Casa Bianca. L’ex first lady ha la vittoria in pugno, ma il senatore del Vermont, con i suoi successi in molti Stati, ne appanna l’immagine e ne scalfisce la credibilità come anti-Trump nell’Election Day, l’8 Novembre.

Per questo, molti esponenti del partito democratico preferirebbero che Sanders si facesse da parte e altri ipotizzano un ticket fra i due, col senatore candidato vice-presidente. Ipotesi di cui la Clinton, per il momento, non intende parlare, come ha detto in un’intervista alla Cnn rilasciata a Chicago, sua città natale.

Si sa che la campagna di Hillary sta vagliando la scelta del vice, senza escludere una donna – però, improbabile –, o un ispanico, o altri. Di Bernie, l’ex fist lady dice: “Quello che ci unisce é che siamo entrambi contro Donald Trump”; e ostenta sicurezza sul fatto che sarà lei la candidata democratica (“E’ una cosa fatta”, perché il suo vantaggio in termini di delegati è “insormontabile”).

Sanders, inoltre, sarebbe a corto di fondi per la sua campagna elettorale: finora, ha speso circa 207 milioni di dollari, contro i 182 della Clinton. All’inizio di maggio il senatore non aveva in cassa neppure sei milioni di dollari, mentre l’ex first lady ne aveva 30, secondo la commissione elettorale federale. Ad aprile, i due avevano raccolto più o meno la stessa somma, oltre 25 milioni di dollari. Ma poi Bernie ha speso quasi 39 milioni di dollari, 15 più di Hillary: ora, la scarsità di mezzi potrebbe condizionare la sua campagna nelle primarie restanti.

Il senatore che si definisce socialista non ha però rallentato, finora, i suoi sforzi: sabato 21 maggio, era alla frontiera tra San Diego e Tijuana, in Messico, e s’è impegnato per una riforma dell’immigrazione che favorisca la riunificazione delle famiglie. Sanders ha visitato il Parco dell’Amicizia che si estende tra le due città, accompagnato da Maria Puga, vedova di un immigranto, Anastasio Hernandez, morto sei anni fa perché picchiato selvaggiamente dagli agenti di frontiera.

“Gli Usa devono varare una riforma dell’immigrazione – ha detto il senatore –: abbiamo 11 milioni di persone che sono senza documenti e che credo meritino un cammino verso la cittadinanza: non sono a favore delle politiche di deportazione”. Un messaggio chiaramente polemico con Trump e i suoi propositi di muri e deportazioni.

Sanders, che si autodefinisce “socialista”, continua a propugnare posizioni di sinistra: “E’ assurdo che la paga media di un amministratore delegato sia 335 volte quella media di un lavoratore. Questo grottesco divario deve finire”; ha detto; e ancora “Gli insegnanti stanno facendo il lavoro più importante in America. Meritano rispetto e un salario migliore”.

Video anti-Clinton diventa virale, “13 minuti di bugie” – “Tredici minuti di bugie” e retromarce, dai matrimoni gay allo scandalo delle email alla riforma sanitaria. Si sta trasformando in un incubo per Hillary Clinton un video montato ad hoc con molte sue dichiarazioni contraddittorie. Rilanciato dal Washington Post, il filmato è stato visualizzato da svariati milioni di persone e ha avuto decine di migliaia di commenti, spesso al vetriolo.

Il video si apre con il tema dei matrimoni gay e con le ultime dichiarazioni dell’ex first lady, che sostiene di essere stata “sempre coerente”. Subito dopo, c’è uno spezzone di un’intervista del 2002 in cui, alla domanda “Dovrebbe lo Stato di New York riconoscere i matrimoni gay?”, la Clinton risponde con un secco “no”. Due anni dopo, in Senato, la Clinton insiste sul fatto che il matrimonio è un “legame tra un uomo e una donna”. Ma, nel 2013, l’ex segretario di Stato in uno spot elettorale annuncia di “sostenere i matrimoni tra gay e lesbiche”.

Per i successivi 10 minuti, il filmato, montato da Michael Armstrong, mette a confronto dichiarazioni della Clinton in interviste tv e radio e in conferenze stampa, compresa la deposizione sull’ “emailgate” di fronte a una commissione del Senato. Obiettivo del video è dimostrare l’inaffidabilità dell’ex first lady che mentirebbe per ottenere voti. “L’unica cosa in cui è coerente è nel ripetere di essere coerente”, recita un commento.



×

Iscriviti alla newsletter