È passato ormai più di un anno dall’entrata in vigore del Jobs Act e ora è tempo di bilanci. In particolare oggi vogliamo analizzare quali ripercussioni abbia avuto la riforma dei lavoratori, sull’erogazione della liquidità necessaria all’accensione di un mutuo prima casa per conto di un giovane risparmiatore. Per farlo abbiamo chiesto l’aiuto degli esperti del comparatore online SuperMoney che a distanza di un anno sono tornati ad esaminare il mercato creditizio e le reali possibilità di acquisto prima casa per i lavoratori under35 con contratto a tutele costanti. Riportiamo di seguito i punti più rimarchevoli della loro indagine.
Mutui e contratti di lavoro a tutele crescenti: le implicazioni
Procediamo con ordine. Il 7 Marzo 2015 è entrato in vigore il Decreto legislativo n. 23/2015 (attuativo del c.d. Jobs Act) riguardante il contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti (C.T.C) che, a dispetto del nome, non introduce una nuova forma contrattuale bensì un nuovo sistema di sanzioni per i casi di licenziamento illegittimo. L’espressione “tutele crescenti” fa proprio riferimento alle modalità di calcolo di tale indennità che è tanto più alta tanto più numerosi sono gli anni di anzianità di servizio del dipendente soggetto al licenziamento.
Ma che cosa c’entra tutto questo con i mutui per gli under35? C’entra perché, con il Jobs Act, il lavoro a lungo termine non gode di grandi tutele e dunque di garanzie per le banche. Detto altrimenti, gli istituti di credito sono meno disposti a erogare le liquidità necessarie all’accensione di un mutuo. Nonostante la grande apertura e la dichiarata volontà di ridurre restrizioni e discriminanti in fase di valutazione delle richieste di mutuo, i dati emersi dalla ricerca svelano una situazione differente.
Le banche interpellate nella simulazione erogano infatti solamente il 50% del valore dell’immobile (LTV), lasciando a carico del giovane mutuatario il restante 50% della quota mancante. Ma nella maggior parte dei casi il lavoratore under35 che mediamente percepisce uno stipendio appena sufficiente per mantenersi se vive fuori casa, non è in grado di far fronte da solo a questa spesa e non raggiunge le condizioni minime di reddito previste dalle banche per queste forme di finanziamenti.
Mutuo con garante e mutuo senza garante: il confronto
Ecco che allora fa capolino la figura del garante, ovvero di colui che, nel caso in cui il giovane lavoratore sia impossibilitato, garantisce appunto alla banca di impegnarsi al pagamento della rata. L’esistenza di un garante “tranquillizza” gli istituti di credito che in presenza di questa figura sono disposti a erogare un finanziamento maggiore e ad alzare le percentuali di LTV.
CheBanca!, ad esempio, in assenza di garante eroga massimo 120.000 euro pari al 60% del valore dell’immobile; in presenza di garante, invece, eroga fino a un massimo di 160.000 euro pari al 60% del valore dell’immobile.
Per completezza riportiamo qui di seguito tutti i dati e i costi (spese istruttorie, ammontare della rata e taeg) relativi alla simulazione effettuata su un campione di cinque banche (Banca Sella, CheBanca!, Intesa Sanpaolo, Ubi Banca e UniCredit) facendo riferimento a un ipotetico giovane mutuatario di età compresa fra i 25 e i 35 anni con contratto a tutele crescenti, con un RAL (Reddito Annuo Lordo) di 25.000 euro e per un immobile con un prezzo di 200.000 euro. Questo il risultato della simulazione per i mutui a tasso fisso:
- Banca Sella: mutuo di 110.000 euro, LTV 55%, durata mutuo 25 anni, taeg 3,41%, spese istruttorie 250 euro, rata di 527,38 euro;
- CheBanca! (con garante):mutuo di 160.000 euro, LTV 80%, durata mutuo 30 anni, taeg 3,05%, spese istruttorie 960 euro, rata di 665, 11 euro;
- CheBanca! (senza garante):mutuo di 120.000 euro, LTV 60%, durata mutuo 30 anni, taeg 2,69%, spese istruttorie 720 euro, rata di 476,64 euro;
- Intesa Sanpaolo: mutuo di 100.000 euro, LTV 50%, durata mutuo 30 anni, taeg 2,525%, spese istruttorie 400 euro, rata di 387,37 euro;
- Ubi Banca: mutuo di 100.000 euro, LTV 50%, durata mutuo 20 anni, taeg 2,55%, spese istruttorie 959 euro, rata di 524,60 euro;
- UniCredit: mutuo di 100.000 euro, LTV 50%, durata mutuo 20 anni, taeg 2,70%, spese istruttorie 500 euro, rata di 530 euro.
Questo, invece, il risultato della simulazione per i mutui a tasso variabile:
- Banca Sella: mutuo di 110.000 euro, LTV 55 %, durata mutuo 25 anni, taeg 1,61%, spese istruttorie 250 euro, rata 432,22 euro;
- CheBanca! (con garante): mutuo di 160.000 euro, LTV 80 %, durata mutuo 30 anni, taeg 1,86%, spese istruttorie 960 euro, rata 570,81 euro;
- Intesa Sanpaolo: mutuo di 100.000 euro, LTV 50 %, durata mutuo 30 anni, taeg 1,211 %, spese istruttorie 400 euro, rata 324,77 euro;
- Ubi Banca: mutuo di 100.000 euro, LTV 50 %, durata mutuo 20 anni, taeg 1,52%, spese istruttorie 950 euro, rata 477,17 euro;
- UniCredit: mutuo di 100.000 euro, LTV 50 %, durata mutuo 20 anni, taeg 1,47%, spese istruttorie 500 euro, rata 473 euro.
Jobs Act e mutuo giovani: tiriamo le somme
Da questa indagine condotta sembra piuttosto chiaro che la maggior parte dei giovani lavoratori italiani fatica ad accedere al mercato immobiliare e poche si rivelano essere le possibilità di acquistare una casa. In conclusione, nonostante la Riforma del lavoro abbia reso più dinamico il mercato del lavoro, il contratto a tutele crescenti non sembra rappresentare una valida garanzia per gli istituti bancari che guardano con occhi prudenti all’affidabilità creditizia dei giovani risparmiatori.