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La campagna governativa a favore della cultura deve partire dagli uffici

L’ignoranza e la superficialità possono sfociare nel ridicolo della discriminazione più ottusa. Ne è un esempio il regolamento relativo alle agevolazioni per gli ingressi ai Musei e Monumenti statali, prodotto evidentemente da un solerte funzionario pagato con soldi pubblici. Forse la campagna governativa a favore della cultura deve partire dagli uffici. Poi si passerà alle Scuole, che formano gli impiegati degli Uffici stessi. E’ una catena, o meglio un circolo virtuoso.

Si legge dal sito di Ravenna, Turismo e Cultura:

“L’ingresso alla Basilica di Sant’Apollinare in Classe e al Mausoleo di Teodorico è gratuito per i cittadini dell’Unione Europea di età inferiore a 18 anni e per gruppi e comitive di scuole italiane (statali e non), accompagnati dai loro insegnanti e muniti di autorizzazione del preside. Il biglietto è invece ridotto del 50% (2,50 a persona) per tutti i cittadini dell’Unione Europea d’età compresa tra i 18 e i 25 anni, per i docenti delle scuole statali a tempo indeterminato, per cittadini italiani residenti all’estero e per i cittadini di paesi non comunitari in “condizioni di reciprocità”. I biglietti si acquistano presso i bookshop dei relativi monumenti.”

L’estensore del regolamento ha semplicemente dimenticato alcuni milioni di docenti a tempo determinato di scuole pubbliche statali, nonchè un milione di docenti a t.i. e a t.d. delle scuole pubbliche paritarie che, al pari delle scuole statali compongono il sistema scolastico italiano ai sensi della Costituzione Italiana, della Legge 62/2000 e di altre miriadi di leggi e risoluzioni Europee.

La Nota MIUR 09.04.2014, prot. n. 3434 è chiarissima e parla di “gratuità ai docenti”, senza fare distinzione tra statali e paritarie, in quanto giustamente entrambe fanno parte per legge del Servizio Nazionale di Istruzione e pertanto sono scuole pubbliche.

Questa nota dovrebbe “tagliare la testa al toro”. Ma se non fosse sufficiente, cioè anche se non esistesse la nota, tale testa potrebbe essere tagliata dalla contraddittorietà ed iniquità intrinseca delle istruzioni soprastanti:

1) Se gli insegnanti paritari e non, a tempo determinato, sono accompagnatori di una classe, vengono riconosciuti dallo Stato come “veri docenti”, magicamente sono destituiti se si presentano al botteghino da soli;

2)Gli insegnanti italiani a t.d. hanno, per lo Stato, la grave colpa di non essere assunti a t.i.; a causa di tale vergognoso “status” non hanno diritto allo sconto, in quanto, per lo Stato italiano, evidentemente si è docenti veri non perché si ha una abilitazione, ma in quanto si è assunti a t.i.

3) Lo Stato italiano, concedendo lo sconto solo ai propri docenti a t.i., ritiene forse molto più benestanti i propri docenti a t.d., ai quali lo sconto non è concesso. Oppure li ritiene più colti dei docenti a t.i., tanto da poter rinunciare alle visite nei musei statali

4) I docenti delle scuole pubbliche paritarie – attraverso il cui lavoro milioni di studenti conseguono titoli validi per lo Stato – sia a t.d. che a t.i. sono rei confessi di lavorare in un servizio pubblico che fa risparmiare annualmente 7 milioni di euro alle casse dello Stato stesso.

5) I docenti delle scuole pubbliche statali a t.d. e quelli delle scuole pubbliche paritarie a t.i. e a t.d. dovrebbero procurarsi una residenza all’estero per essere riconosciuti degni di avere lo sconto nei musei italiani. Oppure, per tagliare veramente la testa al toro, dovrebbero rinunciare alla cittadinanza italiana e acquisire quella di un Paese non comunitario in condizioni di reciprocità.

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