L’articolo di Gianni Silvestrini tratto dall’ultimo numero della rivista Formiche
Dopo la firma dell’accordo di Parigi, le politiche di riduzione delle emissioni di gas climalteranti hanno subito un’accelerazione in molti Paesi. Tre aree, in particolare, hanno già visto cambiamenti significativi. Quella dei combustibili fossili (con la frenata nei confronti del carbone da parte di Cina, Usa, Vietnam, Regno Unito e Germania), delle rinnovabili (con il forte rilancio previsto da Usa, Germania e da molti Paesi africani, sudamericani e asiatici) e, infine, della mobilità elettrica (Norvegia e Olanda stanno pensando di ostacolare la vendita di veicoli a combustione interna a partire dal 2025, l’India dal 2030). C’è poi un altro comparto, quello dell’efficienza energetica, che è fondamentale per la riduzione delle emissioni e nel quale è prevedibile un deciso salto di qualità negli interventi. Questo potrà avvenire con una forte accelerazione della diffusione di tecnologie a basso consumo, con il ripensamento di modelli di business in grado di smuovere interi comparti e con l’impiego di tecnologie digitali in ambiti vasti, come città e industrie.
Vediamo innanzitutto l’impatto di tecnologie a bassissimo consumo di energia. I Led sono un ottimo esempio di una soluzione dirompente, che in pochi anni ha visto un tale miglioramento delle prestazioni e una così rapida riduzione dei costi da rimettere in discussione l’intero comparto produttivo dei sistemi d’illuminazione. La diffusione su larga scala di questa tecnologia potrà consentire entro il 2030 di ridurre di un terzo i consumi di illuminazione a livello mondiale. Nella trasformazione del mercato, i governi possono svolgere un ruolo importante, sia attraverso la proibizione della vendita dei sistemi inefficienti sia attraverso la promozione della diffusione dei Led. È quanto sta facendo l’India che, all’inizio del 2015, ha lanciato il Domestic efficient lighting programme (Delp) ottenendo nel giro di 20 mesi una riduzione dei prezzi dei Led dell’83% e della potenza di punta richiesta sulla rete di 2,3 GW. Visto il successo del programma, che ha visto la vendita di 90 milioni di lampade, ad aprile il governo ha deciso di lanciare una nuova fase, questa volta mirata alla diffusione di 770 milioni di Led.
Per capire come un intero comparto possa essere rivoluzionato, guardiamo cosa sta avvenendo nel settore dell’edilizia in Olanda, dove negli ultimi anni si è sviluppato un ambizioso programma basato sull’industrializzazione delle ristrutturazioni a basso costo e in tempi brevissimi. Grazie all’acquisizione digitale delle caratteristiche degli edifici, questo innovativo modello prevede la realizzazione in fabbrica di cappotti, infissi e della parte impiantistica. L’inserimento di elementi isolanti prefabbricati facilmente installabili consente di eseguire i lavori in soli dieci giorni. A gestire questo processo è un’associazione, Energiesprong (salto energetico), nata cinque anni fa con il preciso scopo di reinventare le modalità di riqualificazione edilizia alla luce degli obiettivi climatici di lungo periodo. Maturata una buona esperienza con i primi 800 appartamenti, adesso il programma viaggia più veloce. Non si lavora più casa per casa, ma strada per strada. Del resto, l’obiettivo concordato con il governo olandese è molto ambizioso perché punta alla riqualificazione spinta di 111mila appartamenti.
L’affinamento di queste modalità d’intervento ha consentito in quattro anni di ridurre del 40% i costi – oggi pari a 45mila euro per appartamento – e di passare dal dimezzamento dei consumi al concetto di net zero energy, ottenuto con un taglio del 70% della domanda di climatizzazione e coprendo la quota restante con il fotovoltaico. Vengono inoltre garantiti i risultati per trent’anni grazie anche a un sistema di monitoraggio che consente di controllare in tempo reale le prestazioni degli edifici. Grazie all’esperienza accumulata e al taglio dei costi determinati dall’industrializzazione, oggi è possibile effettuare gli interventi senza incentivi e senza alcuna anticipazione economica da parte degli inquilini, le cui bollette confluiscono in un fondo comune consentendo di estendere gli interventi.
Abbiamo visto le trasformazioni in atto all’interno di un servizio – quello dell’illuminazione – o di un comparto – quello dell’edilizia – in grado di ottenere forti riduzioni dei consumi energetici. La rivoluzione digitale consente di innalzare l’efficienza in modo trasversale e pervasivo nell’intera società. La diffusione di sensori e di oggetti connessi è, infatti, destinata a crescere in modo esponenziale – dai 13 miliardi di oggi ai 50 miliardi alla fine del decennio – fornendo la possibilità di misurare, interpretare, diagnosticare problemi e risolverli, creando opportunità che non erano nemmeno immaginabili fino a poco tempo fa. La capacità di gestire l’immensa quantità di informazioni raccolte, permette – attraverso sofisticati strumenti analitici e software predittivi – di ottimizzare il funzionamento e la manutenzione degli impianti industriali. Ma la possibilità di connettere una molteplicità di oggetti nelle case, nelle auto, nelle fabbriche, nelle città, nella produzione di energia, consentirà di passare all’Internet of things, ampliando enormemente le opportunità, la produttività e il risparmio di energia. Secondo Cisco, l’aumento di valore legato a queste innovazioni al 2020 potrebbe essere di 19mila miliardi di dollari, la crescita più significativa della storia umana. Insomma, affinché l’efficienza energetica possa svolgere un ruolo incisivo necessario al drastico taglio delle emissioni, dovremo interpretarla in modo innovativo, valorizzando le sue enormi potenzialità inespresse.
Gianni Silvestrini (Presidente del Green building council Italia e direttore scientifico del Kyoto Club)