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Come si muove Lech Walesa in Polonia

Fanno più notizia gli exploit elettorali ottenuti dalle destre antieuropeiste in Francia o in Austria. Conquistano molti più servizi sui tiggì o titoli di giornale le polemiche sulla Brexit, oppure i muri costruiti in Ungheria per sbarrare la strada ai profughi. Eppure in questa Europa bistrattata succede anche che 250mila persone scendano in piazza per sventolare la bandiera blu a dodici stelle in difesa dell’Unione europea e contro un governo euroscettico giudicato illiberale. Solo che un avvenimento del genere, accaduto sabato scorso a Varsavia dopo che eventi di uguale tenore si susseguono da mesi in Polonia, fa parlare molto meno. Nonostante si sia trattato della più grande manifestazione di piazza mai tenuta in quel Paese, dopo quella del 1989 per la caduta del muro di Berlino.

IN POLONIA, COME AI TEMPI DI SOLIDARNOSC

“Mi sembra che in Polonia si sia tornati ai tempi di Solidarnosc, con un movimento popolare nato dalla base che mette in guardia la popolazione dai rischi di derive totalitarie e xenofobe da parte del governo”. Chi parla è Annalia Guglielmi, assessora del Comune di Imola ma soprattutto esperta del mondo polacco, nel quale ha vissuto e lavorato per vent’anni, a stretto contatto con la resistenza antisovietica (qui un suo ritratto scritto da ItaliaOggi). “La salita al poter degli ultra conservatori del Pis (Diritto e Giustizia), che ha sin da subito operato manovre euroscettiche e di accentramento del potere, è stata la scintilla che ha fatto nascere il movimento Kod – spiega Guglielmi a Formiche.net –, il Comitato per la difesa della democrazia che racchiude al suo interno sensibilità diverse tra loro ma è unito dalla contrapposizione al partito di governo e dalla condivisione della permanenza della Polonia in Ue”. Secondo Guglielmi, “Kod è un movimento popolare (l’ispiratore è il giovane imprenditore Mateusz Kijowski, ndr) che si rifà in maniera esplicita a Solidarnosc, avendo al suo interno molti protagonisti di quella stagione come lo stesso ex presidente della Repubblica e già leader del sindacato cattolico, Lech Walesa”, peraltro amico personale di Guglielmi oltre che premio nobel per la pace nel 1983.

IL RUOLO DI WALESA

Walesa sta giocando un ruolo di primo in questa partita contro il governo, rappresentato dal presidente della Repubblica Andrzej Duda e dalla prima ministra Beata Szydlo, entrambi appartenenti allo stesso partito, circostanza questa piuttosto inedita nel panorama politico-istituzionale polacco. Si è espresso pubblicamente più volte contro il nuovo gruppo di potere, arrivando alcune settimane fa a pubblicare sul quotidiano Gazeta Wyborcza un appello in difesa dello stato di diritto e dell’appartenenza all’Ue, firmato con altri due ex capi di Stato, Bronislaw Komorowski e Aleksander Kwasniewski (qui il resoconto di Repubblica). “Si è trattato – spiega Annalia Guglielmi – di un intervento molto forte, arrivato pochi giorni dopo quello firmato dalle tre ex first lady Danuta Walesa, Jolanta Kwasniewska e Anna Komorowska che, pur provenendo da posizioni culturali e religiose differenti, si sono espresse contro la legge del governo che vuole vietare l’aborto rendendolo un reato e rimettendolo nella clandestinità, dopo che nel 1993 si era arrivati al compromesso su una legge approvata anche in seguito a lunga trattativa ccon la Chiesa polacca”. Walesa però, continua l’esperta italiana, si era espresso già il 18 dicembre scorso: “Aveva lanciato l’allarme, dicendo che in Polonia si rischia una nuova guerra civile e qualcuno aveva avanzato addirittura similitudini con quanto accaduto in Ucraina”. Forse anche a causa di questa sua esposizione antigovernativa, l’ex leader di Solidarnosc ha dovuto fare i conti con un nuovo scandalo, secondo il quale sarebbe stato una spia al soldo del regime sovietico. “E’ una storia vecchissima, tirata fuori ad arte appositamente per screditarlo” taglia corto Guglielmi, che ha ricostruito l’intera vicenda in un’intervista a Tempi.it.

LE TAPPE DELLA SCALATA DEL PIS

Il Pis ha dapprima vinto le elezioni presidenziali del maggio 2015, quando l’euroscettico Duda ha sconfitto il capo di Stato uscente, il liberale Bronislaw Komorowski. “In quell’occasione – commenta Guglielmi – l’intero schieramento democratico (di cui fa parte anche il partito centrista Piattaforma civica del presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk) ha commesso l’errore di una terribile sottovalutazione, dando per scontata la vittoria di Komorowski”. Che poi non è arrivata, mentre invece nell’ottobre 2015 il Pis guidato da Jaroslaw Kaczynski ha vinto anche le elezioni politiche, arrivando così a esprimere il governo guidato dalla prima ministra Szydlo. Da quel momento il nuovo esecutivo della destra populista polacca ha avviato una svolta ritenuta autoritaria: prima con gesti simbolici, come le bandiere Ue ammainate alle conferenze stampa della premier, poi con atti veri e propri, come la revoca di cinque giudici della Corte costituzionale scelti dal governo precedente e sostituiti con altri fedeli al Pis, cui ha fatto seguito la riforma di quell’organo dello Stato di fatto ricondotto sotto il controllo governativo. Non sono mancati infine interventi molto contestati sull’informazione, in particolare sui network pubblici reindirizzati sulla linea xenofobe e antieuropeista del governo, anche a costo di licenziamenti.

LA CHIESA POLACCA DIVISA

C’è però una differenza all’interno del movimento Kod di opposizione al governo ultraconservatore rispetto a quanto accadeva in Solidarnosc. “Oggi la Chiesa polacca è profondamente divisa – spiega Guglielmi –, e questo anche perché il partito Pis si fa portavoce e interprete dell’identità cattolica polacca, sventolata con una bandiera. Quindi trova l’appoggio di alcuni vescovi e dell’ala più tradizionalista della comunità, mentre altri prelati e sacerdoti appoggiano Kod e l’opposizione all’esecutivo”.

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