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Maria Elena Boschi a Berlino

Maria Elena Boschi è in visita a Berlino. Due sono gli appuntamenti importanti di questo tour nella capitale della Repubblica federale tedesca: il primo si è tenuto il  30 maggio 2016 presso la Konrad-Adenauer Stiftung, e ne parleremo in modo approfondito in questo articolo; il secondo il 31.05.2016 è stato assieme alla Vice-Presidentessa della SPD e Ministra della famiglia, Manuela Schwesig. Quest’ultimo è stato più uno scambio di vedute e di saluti tra membri di due partiti fratelli, SPD e PD, appunto. Sulla pagina Facebook della ministra tedesca, infatti, si legge che non è stato prodotto niente di scritto, ma solo uno scambio di visioni e impressioni, alla luce degli enormi sforzi compiuti dall’Italia anche nell’ambito dei diritti civili, con l’approvazione della legge Cirinnà.

Torniamo però al tema dell’incontro avuto il 30 maggio. Il tema era: il percorso di modernizzazione dell’Italia e le riforme istituzionali. La cosa interessante è il luogo in cui si è realizzato l’incontro. La Konrad Adenauer, infatti, è la Stiftung vicina al partito di Angela Merkel, la CDU.

Il discorso che la Ministra ha fatto alla platea italo-tedesca ha toccato diversi temi: ha parlato della crisi dell’Unione Europea individuando almeno tre questioni centrali e urgenti: il lavoro, il terrorismo e i flussi migratori. Ha sottolineato la necessità di uno sforzo davvero comune per fronteggiare queste sfide che sono globali. La Ministra ha citato anche il sociologo tedesco Ulrich Beck, scomparso l’anno scorso, parlando della società del rischio. Un ottimo modo per entrare in empatia con i tedeschi. Una citazione interessante, inoltre, poiché Beck è sempre stato uomo di sinistra.Tanto da figurare, qualche anno fa, nel manifesto pubblico che invitava a votare la SPD per un’Europa migliore. Un sociologo di fama mondiale, senza dubbio, ma anche un simbolo per la sinistra tedesca. Era infatti singolare, agli occhi di alcuni, questa partecipazione a un incontro in un’associazione vicina al partito del centro-destra tedesco.

Si rivolge più volte ad Angela Merkel, assente, citandola o facendo esempi. La prima domanda da porsi è dunque questa: a chi stava parlando la Ministra? Il target del messaggio comunicativo era la cancelliera tedesca e il suo partito. Un modo per confermare una collaborazione e offrire ulteriori garanzie, come affermato dalla Ministra stessa a conclusione dell’incontro all’Ansa: abbiamo fatto delle riforme importanti, epocali. Abbiamo fatto quello che numerosi altri governi non sono mai riusciti a fare. Espone dati e percentuali di efficienza del Governo. Ci racconta della enorme mole di emendamenti discussi, approvati o bocciati e della immensa fatica per arrivare a questo primo traguardo. Poi ci sarà il Referendum di ottobre e lì dice più o meno che: se parliamo della sostanza della riforma, francamente, non so come non si possa essere d’accordo e non votare SI.

Il tempo per discutere nel dettaglio delle riforme non c’è. La presentazione, infatti, rimane a un livello abbastanza generale. Indica, però, gli aspetti più importanti della riforma costituzionale spiegando che: 1) il Senato avrà una riduzione di competenze; 2) non sarà costituito da eletti direttamente dal popolo, ma da consigliere regionali; 3) i senatori non avranno alcuna retribuzione aggiuntiva rispetto a quella che già avranno come consiglieri regionali; 4) che il Senato non darà più la fiducia al Governo; 5) che rimarrà comunque un organismo di consultazione importante nell’ambito di determinate questioni.

Il modello, dice, si avvicina ma non è (purtroppo!) quello tedesco. Ci dice che le condizioni per poterlo fare non c’erano. Nel suo giudizio complessivo, dice, la Riforma permette di fare un passo avanti. Gli aspetti problematici che numerosi costituzionalisti hanno sollevato, sottolinea, inoltre, non sono sull’impianto complessivo ma su aspetti specifici. L’invito della Ministra, in questo caso alle italiane e agli italiani presenti, è di guardare al quadro complessivo. Dice che su alcune questioni sarà possibile ritornare una volta che la modifica sarà convalidata dal Referendum. Sarà poi compito del nuovo Parlamento.

Gli aspetti di criticità che emergono in questo approccio sono quelli che, in parte, già Gianni Cuperlo aveva sottolineato in uno dei suoi interventi in Direzione Nazionale del PD. Una Riforma Costituzionale dovrebbe essere pensata affinché duri nel tempo. Per molto tempo. Il rischio, diceva Cuperlo, è di legittimare chi verrà dopo a modificare la Carta con facilità. Un dubbio che viene condiviso da molti. Ma tant’è. Dopotutto anche in questa legislatura la Riforma è stata portata avanti con maggioranze semplici. Ma su questi aspetti si tornerà.

La giornalista, in conclusione, chiede a Maria Elena Boschi cosa accadrebbe in caso di vittoria del No. La Ministra risponde che sarebbe una situazione di grande instabilità politica: si tornerebbe a votare con un sistema perfettamente paritario in cui le due camere sono elette con due leggi elettorali differenti. Un caos che da solo dovrebbe valere come motivazione per dire SI a questa Riforma.

La Ministra ha invitato a prendere una decisione sulla base non della simpatia o dell’antipatia per questo Governo, ma sulla base della sostanza della Riforma. Un invito che non posso che condividere. Dopotutto è quello che ho scritto giusto qualche giorno fa proprio su formiche.net. La Riforma della Costituzione cambierà il volto del Paese. Bisogna che ci sia una discussione davvero seria e informata. Non possiamo limitarci a uno scontro propagandistico, una sorta di o con me o contro di me. In gioco, dopotutto, c’è molto di più di noi. C’è il futuro assetto di un Paese. E questo è un cambiamento di una tale portata che impatterà anche su chi verrà, appunto, dopo di noi.


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