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Metro C Roma: è guerra del tutti contro tutti?

La grande caserma per i legionari di Roma del II secolo d.C., ritrovata durante gli scavi per la costruzione della tratta tra San Giovanni e il Colosseo, non comporterà nessun ritardo dei lavori, né costi superiori a quelli previsti per la realizzazione della metro C. E’ quanto assicura il soprintendente speciale per il Colosseo, Francesco Prosperetti, che dall’integrazione tra il ritrovamento e la fermata della metro intende far nascere un sito archeologico di “straordinario interesse”.

Nonostante le rassicurazioni del soprintendente, le sue parole sono state interpretate come eccesso di ottimismo. Il clamoroso ritrovamento archeologico, che poteva essere previsto, è soltanto l’ultima delle complicazioni per quella che si sta annunciando essere l’opera pubblica più costosa del dopoguerra. In realtà, il progetto iniziato dieci anni fa e che non è neppure a metà, presenta 45 varianti in corso d’opera, con un costo lievitato da 3 miliardi e 47 milioni dell’aggiudicazione a 3 miliardi 739 milioni, più 22,7 per cento.

La relazione del collegio sindacale di Roma Metropolitane, la società del Campidoglio che gestisce l’appalto della Metro C, mostra un quadro che dovrebbe preoccupare parecchio chiunque si dovesse sedere fra un mesetto sulla poltrona di sindaco della capitale. Dalla relazione emerge che i lavori alla stazione San Giovanni sono stati interrotti il 21 ottobre 2015: “sospensione”, c’è scritto, “che ancora oggi impedisce l’avanzamento delle opere”, con conseguente ritardo di “316 giorni rispetto al termine di fine lavori stabilito al 22 settembre 2020 con ingentissime riserve già iscritte da Metro C”.

Inoltre, dalla relazione emerge anche una vicenda di tutti contro tutti, inaccettabile per un’opera pubblica. Sei mesi fa il general contractor Metro C, composto da Astaldi, Vianini del gruppo Caltagirone, il consorzio Cooperative costruzioni e l’Ansaldo Finmeccanica ha fatto causa alla stessa Roma metropolitane chiedendo altri 348 milioni. Roma metropolitane, dal canto suo, ha fatto causa al Comune di Roma, suo azionista, a colpi di decreti ingiuntivi, rivendicando 45 milioni. E come se non bastasse, si alzano contrasti anche all’interno stesso di Roma Metropolitane: con il presidente Omodeo Salè che denuncia per diffamazione il collegio sindacale e il collegio sindacale che a sua volta denuncia il presidente alla Corte dei conti per danno erariale.

La gravità della situazione ha portato il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, a mettere l’ex assessore ai Trasporti della Regione Campania, Ennio Cascetta, al posto di responsabile della struttura di missione per le grandi opere un tempo guidata da Ercole Incalza. Il ministro sta facendo sentire sempre di più il proprio peso sul dossier, alludendo quasi a un trasferimento della regia dal Campidoglio al ministero.



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