È una fusione che crea valore ed esula dalla solita e banale politica della mera riduzione dei costi. Colpisce il prospettico aumento dei ricavi in un contesto economico complesso e difficile in cui versa il nostro Paese.
In alcune parti questo Piano somiglia molto al nuovo modello di banca che abbiamo presentato ad Abi nell’ormai lontano luglio 2014 puntando sui servizi e alla vicinanza al territorio, sostenendo le Pmi e le famiglie. Anche se le 335 filiali chiuse rappresentano un numero significativo, il modello distributivo scelto con la multicanalità, la chiusura delle agenzie che si andranno a sovrapporre e la chiusura di quelle denominate “spoke”, va nell’alveo delle nostre proposte di concentrare tutto in agenzie più grandi dove si possono svolgere la totalità delle operazioni e il cliente può trovare interlocutori validi e capaci di affrontare tutte le problematiche. Nel Piano Industriale, seppur viene data grande enfasi alla prevalenza della nuova banca nelle zone più ricche del Paese, vengono mantenute le filiali strategiche nel sud.
I 1.800 esuberi e le 800 riqualificazioni interne rappresentano numeri importanti che devono essere gestiti con esodi esclusivamente volontari. Ma tutto ciò non potrà essere completo se non esisterà un piano giovani che preveda nel corso del triennio l’ingresso di 400-500 giovani.
Mi ha colpito la scelta di non esternalizzare le lavorazioni e, anzi, di internalizzarne alcune in precedenza date all’esterno. Condivido inoltre l’importante progetto di Npl Unit, in pratica una Bad Bank interna per il recupero crediti.
Poiché le trattative inizieranno dopo le assemblee dei soci di ottobre evidenzio le problematicità che avranno la priorità per la Uilca, oltre la gestione del personale: mobilità del personale, mantenimento e valorizzazione delle professionalità esistenti e massima attenzione alla riconversione professionale, rafforzamento del welfare aziendale.