Skip to main content

Sanders non molla e rende nervosi Hillary e il partito

A Hillary Clinton mancano solo 92 delegati per avere la garanzia della nomination democratica. Ma il suo rivale Bernie Sanders rilancia il duello dopo la vittoria in Oregon e il sostanziale pareggio in Kentucky e la sfida all’ennesimo dibattito in tv prima delle primarie del 7 giugno in California, dove sono in palio ben 475 delegati.

A Trump, di delegati ne mancano 67. Ma, in termini di percentuale, l’ex first lady è più vicina alla nomination del magnate dell’immobiliare, perché i delegati democratici sono quasi il doppio dei repubblicani.

Nei sondaggi in California, il senatore del Vermont è ancora leggermente dietro all’ex segretario di Stato, ma sta recuperando e i suoi comizi sono sempre affollati. Il fatto che Sanders mantenga viva la corsa crea qualche preoccupazione nel partito democratico, perché Hillary non può concentrare le proprie attenzioni sul rivale repubblicano, che, invece, continua ad attaccare ormai solo lei e il marito Bill, l’ex presidente. In un’intervista televisiva, lo ha accusato di stupro, dopo averlo già definito “abusatore” per i comportamenti verso le donne.

I sostenitori di Sanders hanno fatto qualche intemperanza in Nevada, che sono valse al senatore una tirata d’orecchie del vice-presidente Joe Biden. Parlando in Ohio, Biden non ha però chiesto al senatore di ritirarsi e s’è detto fiducioso nell’unità del partito alla convention di Filadelfia, nonostante le proteste contro le modalità di conta dei delegati fra i democratici e il meccanismo dei “super-delegati” che favorisce la Clinton.

In un’intervista alla Cnn, Hillary ha ribadito lo stesso concetto – fiducia nell’unità del partito – ed  ha affermato decisa: “Vincerò io la nomination”, definendo Trump “non qualificato” per gestire la presidenza. La campagna di Sanders ha reagito: il portavoce Michail Briggs, in una nota, elenca i recenti successi del senatore come segno di ”rispettoso dissenso” dell’opinione pubblica nei confronti dell’ex first lady.

”Nelle ultime tre settimane – si legge nel comunicato –, gli elettori in Indiana, West Virginia e Oregon sono stati rispettosamente in disaccordo con il segretario Clinton. Ci aspettiamo che gli elettori dissentano anche nelle restanti otto competizioni. Quasi tutti i sondaggi nazionale e statali mostrano che Sanders sta facendo meglio, molto meglio del segretario Clinton contro Trump: è chiaro che milioni d’americani hanno crescenti dubbi sulla campagna” dell’ex first lady.

La Clinton, però, conserva su Sanders un vantaggio di quasi 300 delegati scelti in base ai voti, senza contare i “super-delegati” che sono quasi tutti dalla sua parte.



×

Iscriviti alla newsletter