Telecom Italia non vuole cedere il controllo di Telecom Sparkle. Il gruppo presieduto da Giuseppe Recchi e capitanato dall’ad, Flavio Cattaneo, non ha risposto positivamente – secondo la ricostruzione di Formiche.net – all’ipotesi messa in campo dai vertici della Cassa depositi e prestiti presieduta da Claudio Costamagna e guidata dall’ad, Fabio Gallia.
Nei pour parler informali tra i vertici dei due gruppi, in vista dell’offerta presentata ieri da Telecom Italia su Metroweb, è stato posto sul tavolo anche l’acquisto del 100% da parte di Cdp di Telecom Sparkle, ritenuta strategica dal punto di vista geopolitico per l’Italia vista la proprietà dei cavi sottomarini per le comunicazioni, nell’ambito dell’operazione su Metroweb.
Nessuna sollecitazione formale e informale è giunta ai vertici di Cdp su questo fronte, sottolineano ambienti governativi. L’asset Sparkle, comunque, si inserirebbe nelle reti infrastrutturali che fanno già capo a Cdp Reti, la controllata della Cassa che detiene una partecipazione del 30% del capitale di Snam e del 29,851% di Terna. In Cdp Reti sono presenti con il 40,9% i cinesi di State Grid.
Uno degli ostacoli al progetto di Cdp su Sparkle sarebbe stato il prezzo, ovvero il valore da assegnare a Sparkle. Costamagna, secondo quanto scrive oggi il Sole 24 ore, avrebbe proposto di aggiustare “la differenza di valore con il trasferimento di mezzo miliardo di indebitamento su quest’ultima, che a oggi non ha debiti e che, con un Ebitda intorno ai 200 milioni e un multiplo di 15 volte, potrebbe valere fino a 3 miliardi”.
Alla fine l’ex monopolista – con un interesse per certi versi inatteso per Metroweb, hanno bisbigliato ambienti governativi – ha offerto per la società attiva nella fibra ottica 820 milioni di euro. Corrispettivo da pagare in contanti o con quote di Sparkle. Ma nessuno scambio al 100% Metroweb-Sparkle, come auspicato dalla Cassa.
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