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Su Islam e terrorismo, Trump dichiara il rischio di un nuovo 11 Settembre

Starà pure cercando di comportarsi in modo presidenziale, ma di certo Donald Trump non rinuncia alle sue sparate contro immigrati e musulmani e a fare leva sui tasti della paura e della sicurezza. Secondo lui, i rifugiati in arrivo negli Usa compiranno attacchi terroristici “inimmaginabili”, paragonabili a quelli dell’11 Settembre. La previsione dello showman si basa sull’affermazione che “i rifugiati arrivano senza soldi, senza niente, ma con telefonini con sopra la bandiera” del sedicente Stato islamico: “Chi li paga?”.

Se queste sono le premesse di una eventuale futura presidenza Trump, meglio affrettarsi a risolvere le crisi del Mondo prima che ci pensi lui. Che, tra l’altro, avverte che gli Stati Uniti potrebbero non avere un buon rapporto con la Gran Bretagna, se lui andrà alla Casa Bianca: Trump è stato “offeso” dai giudizi espressi sui suoi commenti sui musulmani dal premier David Cameron, che li ha definiti “stupidi”, e dal neo-sindaco di Londra Sadiq Khan, un musulmano, che lo accusato di avere dell’Islam “una visione ignorante”.

Fatte in una serie di interviste, le dichiarazioni di Trump indicano che il magnate non intende annacquare le sue posizioni. E, negli Stati Uniti, il Washington Post segnala una corsa degli ispanici a iscriversi nelle liste elettorali per potere votare l’8 Novembre e impedire a Trump di diventare presidente, dopo che ha accusato i messicani d’essere malfattori e stupratori e ha manifestato l’intenzione d’alzare il muro al confine con il Messico e d’espellere chi non ha documenti in regola.

Anche nel partito la fronda contro la candidatura di Trump non è sopita. In settimana, collaboratori del candidato in pectore e del presidente della Camera Paul Ryan si incontreranno per dare seguito al primo faccia a faccia fra i due avvenuto la scorsa settimana e conciliante, ma non risolutivo. C’è la ricerca di una posizione unitaria, dopo che l’establishment del partito s’è costantemente opposto alla candidatura dello showman.

Per il quale lavora ormai apertamente il presidente del comitato nazionale del partito repubblicano Reince Priebus, che avverte che trovare un candidato alternativo sarebbe “una missione suicida”, perché garantirebbe il successo della candidata democratica Hillary Clinton: “Significherebbe buttare potenzialmente via otto anni alla Casa Bianca e anche cento anni della Corte Suprema”.

Priebus commentava il tentativo, attribuito a Mitt Romney, di trovare un’alternativa a Trump: “Ci sono altri modi per ottenere assicurazioni sulle cose che ci preoccupano”. Come i contatti tra Trump e Ryan.


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