Nella stessa giornata legata alla presentazione delle nuove proposte di regolamentazione per l’e-commerce, delle quali abbiamo fatto cenno su questa testata, la Commissione EU ha anche presentato un aggiornamento della direttiva sui servizi di media audiovisivi (direttiva SMA), norme che ormai da quasi trent’anni disciplinano i contenuti audiovisivi e garantiscono la diversità culturale e la libera circolazione dei contenuti nell’Unione.
Come è noto i consumatori non si limitano più a guardare i contenuti video sui canali televisivi, ma utilizzano sempre più spesso servizi di video streaming on demand (come Netflix e MUBI) e piattaforme di video sharing (come YouTube e Dailymotion). In tale contesto la Commissione si è posta l’obiettivo di riequilibrare le norme attualmente applicabili alle emittenti tradizionali, ai fornitori di video a richiesta e alle piattaforme per la condivisione di video, soprattutto con riferimento alla protezione dei minori. Inoltre, la direttiva rivista alla luce dell’innovazione digitale rafforza la promozione della diversità culturale europea, assicura l’indipendenza delle autorità di regolamentazione del settore audiovisivo e offre maggiore flessibilità alle emittenti con riguardo alla pubblicità.
La proposta rispecchia il nuovo approccio della Commissione per le piattaforme online (come i mercati online, i motori di ricerca, i sistemi di pagamento, i media sociali e i siti per la condivisione di contenuti e di video). In seguito al lancio della strategia per il mercato unico digitale nel maggio 2015, la Commissione ha effettuato un impact assesment e una consultazione sul ruolo sociale ed economico di questi nuovi operatori e ha concluso che un approccio «uguale per tutti» non permetteva ai consumatori di trarre vantaggio dalle opportunità esistenti né di far fronte con le norme vigenti alle diverse sfide poste dalla grande varietà di piattaforme online.
Per Andrus Ansip, Vicepresidente della Commissione europea e Commissario per il Mercato unico digitale, la questione è seria: “Il mio intento è che le piattaforme online, il settore creativo e l’audiovisivo diventino forze trainanti dell’economia digitale; non voglio che siano appesantiti da norme inutili o superate. Hanno bisogno della certezza di un quadro giuridico moderno ed equo, che intendiamo fornire con la proposta odierna. Questo significa non modificare le norme efficaci, come quelle relative alla responsabilità dei fornitori di servizi online. Significa anche deregolamentare, se necessario, settori tradizionali come la radiodiffusione o estendere determinati obblighi alle piattaforme e ad altri operatori digitali per migliorare la protezione degli utenti e garantire parità di condizioni.»
Anche Günther H. Oettinger, Commissario per l’Economia e la società digitali, ha commentato : Possono essere cambiate le modalità di fruizione dei contenuti televisivi o dei video, ma non sono cambiati i nostri valori. Con le nuove norme intendiamo difendere il pluralismo dei media e l’indipendenza dei regolatori del settore audiovisivo e bandire l’incitamento all’odio dalle piattaforme per la condivisione di video. Vogliamo anche assicurare parità di condizioni, un comportamento responsabile, la fiducia nell’ambiente delle piattaforme online e la sua equità: la comunicazione odierna esprime la nostra visione al riguardo.”
Sostanzialmente la proposta della Commissione si articolerebbe in questi capisaldi.
Piattaforme responsabili per la condivisione di video: le piattaforme che organizzano e classificano grandi quantità di video dovranno tutelare i minori da contenuti nocivi (come la violenza e la pornografia) e proteggere tutti i cittadini dall’incitamento all’odio. Fra le misure dettagliate, strumenti che consentano agli utenti di segnalare contenuti illeciti, sistemi di verifica dell’età e sistemi di controllo genitoriale. Per far sì che le misure siano efficaci e orientate al futuro, la Commissione inviterà tutte le piattaforme per la condivisione di video a collaborare con iniziative di autoregolamentazione al fine di elaborare un codice di condotta per il settore. I regolatori nazionali del settore audiovisivo non si occuperanno però semplicemente di autoregolamentazione, ma avranno il potere di far rispettare le norme, che, a seconda di quanto previsto dalla legislazione nazionale, potranno anche comportare delle sanzioni.
Un ruolo più incisivo per i regolatori audiovisivi: la direttiva riveduta farà in modo che le autorità di regolamentazione siano realmente indipendenti dai governi e dall’industria e possano svolgere nel modo migliore il loro ruolo, ossia garantire che i media audiovisivi operino nell’interesse degli utenti. Il ruolo del gruppo dei regolatori EU, costituito da tutti i 28 regolatori nazionali del settore audiovisivo, sarà definito nella normativa dell’UE. Il gruppo valuterà i codici di condotta di coregolamentazione e fornirà consulenza alla Commissione europea.
Più spazio alla creatività europea: attualmente le emittenti televisive europee investono circa il 20% delle loro entrate in contenuti originali e i fornitori di servizi a richiesta meno dell’1%. La Commissione vuole che le emittenti televisive continuino a riservare almeno metà del tempo di trasmissione alle opere europee e obbligherà i fornitori di servizi a richiesta a garantire almeno il 20% di opere europee nei loro cataloghi. La proposta chiarisce inoltre che gli Stati membri possono chiedere ai servizi su richiesta disponibili sul territorio nazionale di contribuire finanziariamente alle opere europee.
Maggiore flessibilità per le emittenti televisive: i telespettatori disturbati dal numero eccessivo di annunci pubblicitari possono passare a offerte di contenuti online senza pubblicità, che un decennio fa non esistevano. La revisione della normativa nel settore audiovisivo risponde a questa e ad altre nuove realtà. La direttiva riveduta offre alle emittenti maggiore flessibilità su quando trasmettere gli annunci: il limite complessivo del 20% del tempo di trasmissione è mantenuto tra le 7 e le 23, ma invece degli attuali 12 minuti all’ora, le emittenti possono scegliere più liberamente quando trasmettere gli annunci nel corso della giornata. Le emittenti e i fornitori di servizi a richiesta godranno inoltre di maggiore flessibilità per l’inserimento di prodotti e la sponsorizzazione, continuando a mantenere i telespettatori informati.
Sul piano invece delle piattaforme online La Commissione ha delineato un approccio mirato e basato su principi per risolvere i problemi segnalati dai partecipanti alla sua consultazione pubblica sulla valutazione delle piattaforme, che si è svolta nell’arco di un anno e coadiuverà l’industria e le parti interessate nei loro sforzi di autoregolamentazione e coregolamentazione per garantire che questo approccio resti flessibile e aggiornato. Gli ambiti di intervento comprendono:
Norme comparabili per servizi digitali comparabili: i servizi digitali comparabili dovrebbero essere soggetti alle stesse norme o a norme analoghe e, ove possibile, la Commissione dovrebbe ridurre l’ambito di applicazione e la portata della normativa vigente. La Commissione applicherà tali principi alla revisione in corso delle normative sulle telco e la direttiva sulla e-privacy ad esempio per stabilire se le norme in materia di riservatezza debbano applicarsi, oltre che alle società di telecomunicazioni “classiche”, ai fornitori di servizi di comunicazione online.
L’obbligo per le piattaforme online di comportarsi in modo responsabile: l’attuale regime di responsabilità degli intermediari previsto dalla direttiva e-commerce dovrebbe essere mantenuto. Problemi specifici saranno affrontati con strumenti mirati, come norme nel settore audiovisivo o norme sul diritto d’autore . La cooperazione transfrontaliera nell’applicazione delle norme garantirà il rispetto, da parte delle piattaforme, degli obblighi concernenti i diritti dei consumatori, ad esempio tramite una chiara indicazione dei risultati delle ricerche sponsorizzate .La Commissione incoraggerà anche l’industria del settore ad intensificare volontariamente gli sforzi per contrastare pratiche come le recensioni online false o fuorvianti e inviterà le piattaforme online a riconoscere diversi tipi di sistemi di identificazione elettronica che offrano le stesse garanzie dei loro sistemi eID.
Inoltre la Commissione svolgerà un’indagine sulle questioni sollevate nella consultazione pubblica da imprese e fornitori che interagiscono direttamente con le piattaforme, tra cui, ad esempio, preoccupazioni per le clausole vessatorie, in particolare per l’accesso a importanti banche dati, l’accesso al mercato e la generale mancanza di trasparenza. Su tale base la Commissione deciderà, entro la primavera del 2017, se è necessario un ulteriore intervento dell’UE in questo settore.
Ora l’intero pacchetto digitale annunciato passerà all’esame del Parlamento.