La voluntary 2 è in rampa di lancio. Le anticipazioni di Italia Oggi hanno, infatti, trovato conferma nelle dichiarazioni del presidente del consiglio, Matteo Renzi, che ha svelato i piani del governo nel salotto televisivo di Bruno Vespa. Probabilmente l’ha fatto per testare le reazioni e capire il momento più opportuno, anche da un punto di vista del consenso elettorale, per lanciare ufficialmente il secondo salvagente ai contribuenti che hanno preferito finora nascondere i propri capitali agli occhi del fisco.
Con la prima operazione di regolarizzazione dei capitali all’estero ci hanno guadagnato tutti: gli oltre 120 mila contribuenti che hanno aderito hanno potuto regolarizzare i loro capitali a un costo medio del 6/7 per cento; l’erario ha beneficiato di una imposta volontaria, che gli ha versato in cassa oltre 4 miliardi di euro. Nel contempo sono stati messi in circolazione più di 60 miliardi di euro che in parte sono destinati a trasformarsi in investimenti o consumi.
La voluntary 2 avrà un costo leggermente superiore e una durata di un paio d’anni. La Banca d’Italia aveva stimato che nel 2015 i capitali italiani all’estero non dichiarati ammontassero a oltre 200 miliardi di euro: ne sono emersi quindi meno di un terzo. Ma nel frattempo lo scenario è cambiato: in Italia le regole sull’autoriciclaggio si stanno rivelando un’arma temibilissima contro l’evasione; in Europa il consiglio Ecofin sta cercando (faticosamente) di approvare regole sempre più severe contro l’elusione internazionale; l’elenco dei paradisi fiscali con un minimo di affidabilità si restringe sempre di più (sono rimasti qualche isoletta britannica e un paio di stati americani); i Panama paper hanno messo tutti di fronte all’evidenza che non ci sono più posti sicuri, sulle fibre ottiche i dati viaggiano troppo in fretta. E per un imprenditore, uno sportivo, un politico o un professionista trovarsi implicato in uno scandalo simile può recare un danno d’immagine devastante.
Non sarà entusiasta della voluntary 2 l’Agenzia delle entrate, che già ora lamenta un sovraccarico di lavoro per il controllo delle istanze presentate nel 2015 (tanto da aver ridotto l’attività di accertamento ordinario fino al 90 per cento in alcune province). Ma non pare abbia la forza politica per opporsi.
(Pubblicato su Italia Oggi, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)