Crolla la cappa opprimente de la polique d’affaires e arriva a Roma un sorso d’aria pura! E’ l’effetto immediato dell’inaspettato 35,2% di Virginia Raggi, il volto nuovo del Campidoglio. La Capitale puo’ tornare a respirare un po’ d’ossigeno, perchè quel 35,2% ha infranto la cupola di partiti e parttini più o meno personali, dei ‘capibastone’ che con il loro seguito di vassalli, valvassini e valvassori, di clan e congreghe, hanno edificato il losco ‘sistema d’affari’, di appalti e tangenti, esploso con Roma Mafia Capitale, basato sull’intreccio tra le cooperative, rosse e bianche, e la malvita organizzata, al solo scopo, disonesto e deleterio, dell’arricchimento personale di clan nonchè della carriera.
La responsabilità politica di questo continuato saccheggio delle risorse pubbliche, alla magistratura spetta, per competenza, l’accertamento di altre responsabilità, è di quanti a partire dagli ’90 hanno mal-governato la Capitale, rendendola invivibile, altro che metropoli a misura di bambino e di…donna, in-colta, insicura, razzista, nonchè costosissima e inefficiente.
Si possono oggi muovere, e lo prevede il confronto libero e democratico, tutte le possibili critiche alla Raggi e al M5S, ma due assunti non si possono più omettere e cancellare: 1) il fallimento politico, e ancor prima culturale, di quanti si sono succeduti, via via, in Campidoglio e 2) la presa d’atto che il richiamo della foresta, la ben nota disciplina di partito, non funziona, non condiziona più, e, soprattutto, non inganna più: ‘cca nisciuno è fesso!
Sono stati del resto gli stessi militanti della gloriosa, fino agli anni ’90, sinistra, vuoi quella del partito degli onesti dalle mani pulite, vuoi quella arrembante di nani, ballerine e piduisti, a decretarne una lenta, inesorabile agonia per asfissia, togliendole ossigeno per le tante, troppe aspettative e promesse eluse, elezione dopo elezione.
E quel che più ha bruciato sulla pelle di tanti onesti militanti è che il loro accorato grido di dolore non è stato mai accolto, cadendo così nel vuoto: imperterrita la casta del trasformismo, allargata a dismisura a arrivisti e voltagabbana, del voto utile e del voto al meno peggio, ha continuato fideisticamente a credere, nella gioiosa macchina da guerra e nell’inesauribilità dell’onda lunga, del serrare le fila, del dar addosso al dissidente e al nemico di turno, secondo una vecchia e collaudata strategia, un tempo vincente: la cinica doppiezza togliattiana di dire una cosa e farne un’altra!
Difficile prevedere, ipotizzare, quale può essere il futuro della Capitale sempre più distante e lontana, per servizi, efficienza e sicurezza, dalle grandi metropoli europee: intanto si puo’ dire che un bel CIAO è stato definitivamente dato alla casta e ai suoi soldatini, Giorgia Meloni, Alfio Marchini, Stefano Fassina e il 19 giugno, c’e’ da augurarselo, anche a Roberto Giachetti e con lui anche all’attuale Premier, Matteo Renzi. Poi si vedrà: in ogni caso il terremoto elettorale della Capitale conta e pesa assai perchè nulla sarà più come prima e di questi tempi non è affatto poco!
Con Virgina Raggi un sorso d’aria pura a Roma
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