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Acea, cosa succede dopo il voto a Roma del 5 giugno

Il risultato elettorale più price sensitive è quello di Roma, col netto vantaggio della candidata sindaco del Movimento 5 Stelle, Virginia Raggi. Se è vero che le azioni delle utility controllate dai Comuni hanno ceduto un po’ in tutte le città dove il 19 giugno si andrà al ballottaggio (a Torino Iren, e a Bologna Hera), è altrettanto vero che nessuna ne ha risentito come la romana Acea.

I NUMERI

Il titolo ieri è tracollato di quasi il 4% quando è diventata ufficiale la clamorosa percentuale di preferenze ottenuta dalla Raggi, quel 35,6% che le garantisce oltre 10 punti di distacco sullo sfidante Roberto Giachetti, fermo al 24,6%. A fine seduta il titolo ha perso il 3,2%. La posizione della candidata di M5S è nota e ha già fatto tremare il titolo Acea nelle settimane prima del voto.

IL CASO RAGGI-ACEA

Il precedente più eclatante si era verificato il 24 marzo, dopo che nel fine settimana precedente l’aspirante sindaco si era sbilanciata per la prima volta sul futuro della quotata capitolina, affermando che nei suoi programmi c’è anche quello di cambiare l’attuale management. Il 23 marzo i warning delle banche d’affari si erano abbattuti sul titolo Acea , che l’indomani in Borsa aveva lasciato il 4,7%, bruciando circa 142 milioni di euro di capitalizzazione. Così, per esempio, si era espressa Equita. «Considerate le affermazioni del Movimento 5 Stelle di voler cambiare il management di Acea, riteniamo che il rischio elezioni stia aumentando e quindi passiamo a hold». Anche Banca Imi era passata da buy alla raccomandazione add, vedendo come un rischio l’interferenza politica nella corporate governance di Acea in vista delle elezioni. Un cambio in corsa degli amministratori, in anticipo sulla scadenza del mandato, c’è già stato. L’attuale cda, infatti, è in carica da giugno 2014, quando l’allora neoeletto sindaco Ignazio Marino ribaltò i vertici in assemblea, mandando via l’ad Paolo Gallo e il presidente Giancarlo Cremonesi, sostituiti rispettivamente da Alberto Irace e Catia Tomasetti.

DOSSIER ROMA

Ma nel mirino della Raggi oltre al top management in sé, c’è il core business di Acea, soprattutto la gestione privatistica dell’acqua. Considerato che oggi il business idrico pesa per circa il 42% sull’ebitda del gruppo, con circa 310,8 milioni di euro (732 milioni di euro il margine operativo lordo complessivo del 2015, + 11%) si comprende il nervosismo del mercato. Nell’arco di piano 2016-2020 al settore sono destinati investimenti per oltre un miliardo di euro, con un tasso di crescita dell’ebitda stimato nel 4,3% e una Rab il valore del capitale investito netto sulla base delle tariffe regolate) che al 2020 è atteso a 1,5 miliardi di euro per ATO2 Lazio Centrale e ATO5 Frosinone, rispetto agli 1,1 miliardi di euro del 2015. Ieri Banca Akros ieri ha detto di giudicare negativamente un eventuale vittoria del M5S a Roma proprio «alla luce di un cambiamento della squadra di manager» e «perché pone degli interrogativi sul business dell’acqua».

GLI SCENARI

Le guidance per il 2016 sono state comunicate al netto di chi s’installerà in Campidoglio. Per l’anno in corso, a parità di perimetro di attività, Acea prevede un aumento dell’ebitda compreso tra il 2% e il 4%, e investimenti pari a circa 500 milioni.Un aggiornamento è atteso a breve proprio per l’idrico, dopo l’entrata in vigore delle nuove componenti tariffarie. Il Comune di Roma, intanto, si prepara a incassare la cedola. Attraverso Roma Capitale controlla il 51% del capitale di Acea e il 22 giugno percepirà il dividendo 2015 di 50 centesimi per azione, circa l’11% in più rispetto all’anno precedente. Per le casse capitoline perciò, il 2015 ha fruttato 54 milioni di euro.

(Articolo pubblicato su MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)



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