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Addio a Potito Salatto

Ci eravamo telefonati domenica scorsa, alla vigilia dell’inizio delle terapie e l’avevo sentito sereno, consapevole della sua condizione, ma pronto ad affrontare il calvario della chemio. Il male l’ha sopraffatto e nella giornata di ieri Tito Salatto ci ha lasciati.

Perdo un grande amico con cui negli ultimi anni avevamo condotto molte battaglie politiche da democristiani non pentiti, entrambi convinti della necessità di battersi per la ricomposizione dell’area popolare e democratico cristiana da far convergere con la propria cultura e i propri valori, in un nuovo soggetto politico laico, democratico, popolare, liberale, riformista, europeista, transnazionale, ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano, inserito a pieno titolo nel Partito Popolare europeo, alternativo al socialismo trasformista renziano e ai populismi estremi.

Ci eravamo lasciati al telefono con l’impegno reciproco di condurre insieme l’ultima battaglia per la difesa della sovranità popolare, favorendo l’unità di tutte le componenti democratiche per il NO al referendum di ottobre e contro la legge super truffa dell’Italicum.

L’appuntamento che ci eravamo dati era per la settimana successiva al voto dei ballottaggi di domenica 19 Giugno, nei quali la nostra attesa fiduciosa , a Roma come a Milano e nelle altre città italiane, era per la vittoria dell’alternativa alle giunte fallimentari della sinistra. Scompare con Tito Salatto una figura esemplare di democratico cristiano della migliore tradizione romana, impegnato nelle organizzazioni sociali e sindacali della CISL e delle ACLI, fortemente inserito nella realtà della città e in grado di raccogliere una vasto consenso elettorale per la sua capacità di interpretare le attese della povera gente. L’aveva fatto da assessore regionale del Lazio e da deputato europeo, inserito in ruoli dirigenziali del Partito Popolare Europeo al quale rimase legato sino alla fine. Al recente congresso dei Popolari per l’Italia aveva sollecitato la mia elezione al consiglio nazionale e al comitato di Presidenza del partito guidato da Mario Mauro e, alle sue insistenze, avevo risposto con il mio: obbedisco!

Con le candidature a Sindaco di Roma, qualcosa di profondo si era rotto nel rapporto con Mario Mauro, e, invano, avevo tentato di ricomporre la frattura, che mi proponevo potesse accadere subito dopo il voto del ballottaggio, proprio partendo dall’unità sempre confermata da tutti i Popolari per l’Italia per il NO al referendum di Ottobre.

Questa avrebbe dovuto essere la nostra ultima battaglia di testimonianza e fedeltà ai valori per i quali ci eravamo battuti nella vita politica italiana per tutta la nostra vita. Caro Tito mi sei mancato in un momento delicato anche per me e sento che con la tua scomparsa ci manca un pilastro fondamentale per tutti noi “ DC non pentiti”.

Ora confortaci da lassù con il tuo entusiasmo dirompente e la tua saggezza, mentre noi, che percorriamo l’ultimo miglio della nostra vicenda umana, ci impegneremo in questa ultima battaglia per la difesa della sovranità popolare.

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