Skip to main content

Come si muove l’Antitrust sull’ecommerce pirata

Nei giorni scorsi la Commissione Eu ha annunciato un pacchetto con le proposte sul commercio elettronico, un mercato sempre più rilevante ma dove si annida anche un’ampia offerta di prodotti contraffatti. Secondo recenti dati Ocse, la contraffazione ha un volume relativo alle sole merci scambiate nel mondo pari a 500 miliardi di euro nel solo 2014.

Il Made in Italy, e le aziende italiane soffrono particolarmente, essendo il 14 per cento di quei 500 miliardi relativo a marchi nazionali.

L’Europa si conferma essere un punto problematico d’entrata di merci false, se si pensa che il 5 per cento dei prodotti che arrivano alle frontiere comunitarie è falso, mentre a livello globale la percentuale si dimezza.

Oltre il 60 per cento delle merci che arrivano alle frontiere non viaggia più in container, ma per pacchi con meno di 5 colli. Ciò è un ulteriore segnale: la contraffazione si sta spostando sull’online e nell’ecommerce come canale privilegiato di acquisto e di scambio.

Le norme a livello Comunitario di governo della rete non sono ormai adeguate al progresso del commercio elettronico. La mancanza di previsione di responsabilità per gli intermediari della rete è un punto di criticità che dovrebbe essere sanato al più presto, anche secondo Indicam, l’associazione del settore che tutela i marchi.

Nella lotta alla vendita di prodotti falsi, interviene anche un nuovo provvedimento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato di oscuramento di 252 siti facenti capo a nove individui di nazionalità straniera. E’ la più grossa operazione condotta dall’Agcm, in collaborazione con la Guardia di Finanza, che è bene ricordare tutela in questo modo i consumatori che, nei casi delle vendite online, rischiano in maniera concreta di venire truffati, di non ricevere ciò che comprano o di vedersi recapitare prodotti molto distanti da quello che appariva sui siti.

L’operazione ha preso il via, come già in altre occasioni, grazie a un lavoro di indagine di Indicam. L’associazione ha collaborato con DcP, Digital Content Protection, azienda specializzata di Milano che vanta grande esperienza nel cosiddetto monitoraggio del web, ossia nell’investigazione di fenomeni di violazione che avvengano ai danni dei marchi su internet.

“Soltanto quest’anno – ha detto Mario Peserico, presidente di Indicam – l’Agcm ha condotto centinaia di azioni di oscuramento di siti che vendevano merci false. Siamo sempre positivamente colpiti dall’efficacia dell’azione dell’Autorità e dalla disponibilità di lavorare sui dossier che insieme ad Adoc elaboriamo. I dati sulla contraffazione, in aumento anche, se non soprattutto, grazie a internet, devono definitivamente rendere il contrasto a questo mercato la priorità nelle agende di ognuno.”

L’attività di investigazione condotta da Indicam ha preso come riferimento siti che potessero, per caratteristiche di qualità nelle immagini, di lingua, di presenza di prodotti, avere alte possibilità di inganno per il consumatore. Il lavoro condotto da DcP si è anche concentrato sull’analisi degli elementi comuni che una moltitudine di negozi online potessero presentare, identificando una mappa finale di 252 siti organizzati in capo a sole 9 persone. INDICAM ha poi verificato che i prodotti coinvolti, di moda, occhialeria, accessori, fossero effettivamente in violazione dei marchi, e ha quindi definito il dossier da condividere con Adoc per poi essere inviato a Agcm. L’attività dell’Autorità è poi proseguita con il supporto della Guardia di Finanza.

L’intervento di Agcm si innesta nell’iniziativa di contrasto all’illegalità online che vede anche impegnata Agcom sul fronte del copyright con azioni mirate sul fronte di piattaforme pirata attiva nell’area dell’audiovisivo e della musica.


×

Iscriviti alla newsletter