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Armi: Senato in stallo, 4 proposte, nessuna va avanti

E’ durata pochi giorni, la speranza, anzi l’illusione, che il Congresso degli Stati Uniti potesse dare una stretta alla diffusione delle armi nell’Unione e legiferare su maggiori controlli, limitazioni, acquisto e detenzione di pistole e fucili, dopo la strage di Orlando, avvenuta nella notte tra l’11 e il 12 giugno. Le 49 vite spezzate dal killer omofobo e islamista e la maratona oratoria del senatore Chris Murphy non sono bastate a evitare lo stallo e a superare la contrapposizione in Senato tra repubblicani, che sono in maggioranza, e democratici.

Lunedì notte, a Capitol Hill, quando in Italia era già martedì mattina, una raffica di voti in Senato ha di fatto bocciato quattro proposte di legge, due dei repubblicani e due dei democratici, perché nessuna ha toccato la soglia dei 60 voti necessaria per proseguire il suo iter.

I repubblicani, che in Senato sono 55, sostengono che le proposte democratiche erano eccessive e introducevano troppe restrizioni al II emendamento della Costituzione. I democratici, che sono 45, giudicano quelle repubblicane “acqua fresca”, sostanzialmente inefficaci. C’è ancora una quinta proposta che dovrebbe andare in discussione e al voto nelle prossime ore, ma rischia di fare la stessa fine.

A cantare vittoria è la National Rifle Association, la lobby delle armi, che non perde l’occasione d’ammonire i politici e in particolare i democratici. Il senso del messaggio è che, senza i suoi voti, si rischia di non essere rieletti l’8 novembre, quando, oltre che per il presidente, si voterà anche per il rinnovo della Camera e di un terzo del Senato (e di una ventina di governatori).

Secondo la Nra, gli alleati del presidente Obama hanno dimostrato di essere più interessati ai giochi politici che a volere tenere gli americani al sicuro dalla minaccia del terrorismo islamico.

Il presidente Barack Obama e la candidata democratica alla Casa Bianca Hillary Clinton sono decisamente favorevoli a maggiori controlli. Il candidato repubblicano Donald Trump difende il II emendamento anche se, a un certo punto, nell’ultima settimana, è parso indulgere all’idea di impedire l’acquisto di armi a chi sta sulla “no fly list” e sulla lista dei presunti terroristi.

(post tratto dal blog di Giampiero Gramaglia)

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