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Cosa succederà alla Banca centrale dell’India

La notizia che Rajan, governatore della Rbi, abbia rifiutato un secondo mandato è una notizia negativa per i mercati degli asset indiani, soprattutto per la valuta e i titoli obbligazionari. Durante la sua gestione, Rajan ha attuato riforme rivoluzionarie per l’economia indiana, compresa l’adozione formale dell’inflation targeting, compiendo passi importanti per iniettare dinamismo nel settore bancario statale. Pensiamo che sia improbabile che tali riforme siano ribaltate e che continueranno invece a rappresentare solide fondamenta per il contesto di lavoro della banca centrale indiana, che negli ultimi anni è certamente diventato più trasparente e mirato.

A breve termine, è probabile che i mercati si concentrino sull’incertezza relativa alla scadenza dei depositi Fcnr (Foreign Currency Non-Resident) e il percorso futuro della politica monetaria, soprattutto data la prospettiva di forti flussi in uscita se si consentirà al programma di scadere nei prossimi mesi. Molto dipenderà inoltre dalla filosofia e dal profilo del nuovo governatore per valutare se i passi compiuti dalla Rbi con Rajan, che hanno rafforzato la fiducia, saranno indeboliti o no.

Il nostro approccio orientato ai fondamentali continua a ritenere l’India uno dei più solidi crediti sovrani in valuta locale tra i mercati emergenti, visti i bassi prezzi del petrolio, le riforme positive e i fattori macroeconomici in miglioramento. Nel complesso continuiamo a credere che la situazione dell’India, dalla prospettiva dei fondamentali, resti intatto, sebbene sia probabile che l’incertezza resti alta finché non sarà fatta chiarezza sul successore di Rajan e su eventuali cambiamenti di rotta nelle politiche della Rbi.

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