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Banco Popolare, cosa cambierà dopo l’aumento di capitale

Pier Francesco Saviotti

Il Banco Popolare supera lo scoglio più alto prima della fusione con la Popolare di Milano. Si è chiuso con il tutto esaurito l’aumento di capitale da 1 miliardo del gruppo veronese: le sottoscrizioni hanno infatti raggiunto il 99,377% dell’offerta in opzione, per un ammontare complessivo pari a 990 milioni. I diritti di opzione non esercitati saranno offerti in borsa dal 24 al 30 giugno, salvo chiusura anticipata. Per l’istituto si tratta di un risultato molto positivo, soprattutto se parametrato con il clima di fortissima volatilità che si registra sui mercati in vista del referendum sulla Brexit.

Per l’amministratore delegato Pier Francesco Saviotti si tratta in un certo senso di una vittoria personale, visto l’impegno profuso sulla fusione: «È una soddisfazione enorme. Sono particolarmente felice perché abbiamo ottenuto questo risultato in un contesto di mercato molto difficile, con una grande partecipazione del retail e senza l’intervento delle banche garanti Mediobanca e BofA-Merril Lynch, a cui va il mio ringraziamento», ha dichiarato il banchiere in serata. Il tutto esaurito del resto era nell’aria già da qualche giorno e per gli analisti è stato un risultato quasi scontato. Del resto l’andamento della ricapitalizzazione ha dimostrato che l’interesse del mercato è stato più di natura più industriale che speculativa. Per tutto l’arco dell’offerta, ad esempio, il prezzo dei diritti e quello delle azioni si sono sempre mossi in allineamento quasi perfetto, così come i valori dei titoli Banco e Bpm. Martedì inoltre il titolo ha chiuso le negoziazioni a 2,89 euro, un valore ancora al di sopra del prezzo di sottoscrizione delle nuove azioni (2,14 euro): fino all’ultimo giorno insomma esercitare i diritti è stato più conveniente che comprare sul mercato.

Lasciato alle spalle l’ostacolo dell’aumento, la strada verso la fusione con Bpm sembra ormai in discesa. L’intenzione dei vertici delle due banche sarebbe quella di convocare le assemblee straordinarie nel mese di ottobre. Proprio martedì il numero uno di Bpm, Giuseppe Castagna ha confermato che i lavori per la fusione procedono «senza nessun ritardo». Secondo il banchiere la domanda per la nuova licenza bancaria, chiesta dalla Bce, non farà slittare i tempi previsti per il via libera delle autorità all’operazione, atteso alla fine di agosto. La richiesta, ha spiegato Castagna, va «in parallelo con il percorso avviato» e la risposta è attesa «negli stessi tempi dell’autorizzazione alla fusione. Le due cose vanno in parallelo, senza nessun ritardo», ha ribadito il banchiere. Quanto all’ipotesi che da Francoforte arrivino ulteriori richieste prima delle nozze, Castagna ha ricordato che «per ora» i due istituti hanno fatto «tutto quello che andava fatto rispetto ai prerequisiti chiesti dalla Bce. Stiamo andando avanti con il nostro programma, con il piano industriale, avendo sempre a fianco il regolatore», ha sottolineato, «per tutto quello che succede nel frattempo. Però è un percorso già stabilito, che per ora non ha nessuna sorpresa».

Parallelamente al lavoro sulle assemblee, nei prossimi mesi dovrebbe entrare nel vivo anche il cantiere sulle fabbriche prodotto, altro capitolo importante dell’integrazione. Il piano industriale prevede un forte interesse per i business ad alto valore aggiunto come l’asset management e l’investment banking, ma non è ancora chiaro quale potrebbe essere l’assetto finale. Quel che è certo è che Bpm dovrà presto vendere il 2,1% di Anima per evitare l’opa obbligatoria ravvisata nei giorni scorsi da Consob.


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