La prima fusione bancaria dopo gli anni della crisi sarà un test decisivo per la finanza italiana. Ecco perché in questi mesi gli investitori guardano a Banco Popolare – Bpm come alla cartina di tornasole per valutare il gradimento degli istituti tricolori a livello internazionale. Dall’annuncio del merger, il 23 marzo scorso, i titoli hanno perso terreno, soprattutto per effetto di un contesto macroeconomico di forte instabilità a cui in questi giorni contribuisce anche il timore della Brexit. Se Milano ha lasciato sul terreno il 40,5 per cento e Verona il 53 per cento, la platea degli investitori istituzionali non si è però mossa in maniera compatta.
LA MAPPA
Una panoramica dei grandi fondi che da marzo a oggi hanno comprato o venduto le azioni dei due istituti è offerta dai dati di Bloomberg e Consob. Il monitoraggio non è semplice perché la direttiva europea Trasparency (recepita da Consob nel 2012) permette ai gestori di avvalersi dell’esenzione dall’obbligo di comunicare partecipazioni tra il 2 e il 5 per cento del capitale. In ogni caso queste informazioni, incrociate con le indicazioni fornite da alcuni professionisti di trading, hanno permesso a MF-Milano Finanza di individuare i soggetti finora più attivi.
GLI SHORTISTI
Partiamo dalle vendite. Nell’ultimo mese, complice l’aumento di capitale da un miliardo lanciato lunedì 6 giugno e il generale trend ribassista dei titoli bancari, alcuni grandi investitori hanno aperto posizioni short sul Banco. A partire da Jane Street Group, il gruppo Usa di trading proprietario con basi a New York, Londra e Hong Kong, titolare secondo le ultime rilevazioni Bloomberg di una posizione short di quasi 13 milioni di titoli. La posizione è stata rivista due giorni fa quando l’investitore ha deciso di portarla dall’1,55 per cento all’1,68 per cento. Sempre dall’area anglosassone arrivano altri shortisti molto attivi in queste settimane come Momentum Alternative Investments (7,5 milioni di pezzi), Susquehanna International Group (5,8 milioni) e Ahl Partners (1,8 milioni). Le posizioni corte complessive censite da Bloomberg sfiorano i 30 milioni di azioni, ma l’elenco potrebbe essere più lungo visto che nelle sale operative si fanno i nomi (non confermati) di altri soggetti come Aqr Capital Management, Oxford Asset Management e Odey Asset Management.
CHI COMPRA
Non bisogna però dimenticare che negli ultimi mesi il Banco è stato anche oggetto di pesanti acquisti. Norges Bank ad esempio, uno dei più grandi fondi sovrani del mondo, ha comprato circa 13 milioni di titoli all’inizio di giugno, portando la partecipazione al 2,85 per cento. Sempre negli stessi giorni l’investitore norvegese ha scommesso sulla Bpm , di cui oggi è uno dei primi azionisti con una quota del 2,84 per cento. Altro soggetto particolarmente interessato alle due banche è Dimensional Fund Advisors, il gruppo d’investimento di Austin (Texas) oggi azionista di riferimento di quasi tutte le popolari. In area tedesca invece il Banco ha stimolato l’attenzione di Gam, il gruppo svizzero di asset management, e di Deutsche Bank che ha recentemente acquistato 476 mila titoli dell’istituto veronese.
IL PRIMATO
Per Bpm l’incursione più significativa degli ultimi mesi è stata quella di Janus Capital Management, la società di investimento di Denver (Colorado) che a fine aprile ha comprato ben 41 milioni di azioni, portandosi all’1,43 per cento del capitale di Piazza Meda. Senza dimenticare gli acquisti compiuti da Vanguard Group, Generali e Fideuram (Intesa Sanpaolo ), mentre dall’annuncio della fusione a oggi le vendite principali sono arrivate dall’asset management della canadese Manulife Financial, dall’americana Invesco e dalla tedesca Allianz.
(Pubblicato su Mf, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)