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Vi racconto da Londra come e perché ha vinto la Brexit. Parla Caterina Soffici

Il risultato finale del referendum in Gran Bretagna ha confermato l’incapacità dei sondaggi di prevedere cosa vogliono gli elettori. Gli exit poll sono strumenti superati, non più efficaci, che anche sulla Brexit si sono sbagliati. A urne chiuse, le prime previsioni davano per certo il “remain”, anche se con un margine ristretto. Soltanto la Bbc si è limitata a comunicare i risultati parziali, senza però anticipare vincitori o vinti.

CAMPAGNA SBAGLIATA

Nonostante i sondaggi e le previsioni dei mercati, chi era nel Regno Unito in queste settimane percepiva i rischi di un’uscita del Paese dall’Europa Unita. In una conversazione con Formiche.net, Caterina Soffici, giornalista, scrittrice e autrice del libro Italia Yes Italia No. Che cosa capisci del nostro paese quando vai a vivere a Londra (Feltrinelli, 2014), spiega da Londra come il principale fattore a determinare la vittoria del “leave” sia stata l’immigrazione. La campagna elettorale del referendum – ha detto – si è focalizzata soltanto su questo fenomeno, tralasciando quelli che avrebbero potuto esserne i punti forti, come i numeri reali dell’economia inglese e il tasso di disoccupazione (che è la metà della media europea).

VOTO DI PROTESTA

“Il voto della Brexit è un voto di protesta. Non come quello che potrebbe esserci in Grecia o in Italia, per intenderci, ma un voto contro le politiche di Cameron sull’immigrazione”, ha detto Soffici. Il premier britannico dimissionario non ha saputo gestire il flusso di arrivi. “Ha fatto promesse con cifre non verosimili – ha aggiunto -. Aveva detto che l’immigrazione si sarebbe fermata a 100mila ingressi l’anno e solo nel 2015 ce ne sono stati 300mila. Il voto degli inglesi è stato un voto irrazionale, di pancia, un voto folle. Gran parte degli immigrati non provengono dall’Unione europea”.

CHI PERDE CON LA BREXIT

Quelli che pagheranno il prezzo più alto per l’esito del referendum sono colore che hanno votato per il “leave”. Secondo Soffici, “hanno pensato di fermare quello che temevano, ma saranno i più colpiti dall’uscita dall’Europa. La perdita di posti lavori è un pericolo reale. A votare per la Brexit sono state le classi meno agiate, quelle con meno possibilità di muoversi, che non sanno le lingue e avranno più difficoltà per reinventarsi”.

COME CAMBIERÀ LONDRA

Gli effetti sull’Unione europea si vedranno almeno tra due anni. I negoziati del trattato saranno lunghi e complessi perché nessuno sa come avverranno. Secondo Soffici, chi sta nel Regno Unito sa che le condizioni saranno diverse da subito: “Londra non sarà più quella di prima. Diventerà ancora di più un’enclave per i ricchi, per chi porterà i suoi soldi. Una nuova Svizzera. L’Unione europea, invece, perderà un motore importante della sua economia. Il Pil dell’Ue sarà più basso”, ha concluso la scrittrice.

RICHIESTE DALLA SCOZIA

Per la Gran Bretagna non ci saranno meno difficoltà. Gli inglesi dovranno fare i conti con i secessionisti della Scozia e dell’Irlanda del Nord, che hanno votato a favore del “remain”. “Non c’è stato un solo seggio, in tutte le circoscrizioni della Scozia, in cui abbia vinto il ‘leave’. Il Regno Unito è formato da quattro regni e quello della Scozia rappresenta il voto di uno stato a sé, con un leader che è Nicola Sturgeon”, ha detto Soffici.



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