La prossima settimana sarà cruciale per l’Europa. Ciò che oggi la Federal Reserve (Fed) si appresta ad annunciare è più o meno prevedibile, perché probabilmente la Banca Centrale degli Stati Uniti attenderà il risultato del referendum del 23 giugno, sull’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, prima di pronunciarsi sui tassi d’interesse. Il risultato della Brexit influenzerà anche l’esito delle elezioni politiche in Spagna, che restano contese, come le precedenti (qui l’articolo di Formiche.net).
LE PREVISIONI DI S&P
Secondo l’agenzia di rating Standard & Poor’s (S&P) il voto di giovedì prossimo sulla Brexit ha il potenziale di scatenare, nel breve termine, una nuovo crisi in Europa, viste le tensioni politiche generalizzate. Un report dell’agenzia, pubblicato questa settimana, indica che l’incertezza politica provocata dalle elezioni in Spagna, il referendum sulla permanenza del Regno Unito nell’Ue e lo stato del debito greco rischiano di aumentare, in poco tempo, i rischi per gli investitori europei. “Le tensioni politiche dalla Grecia fino al sud dell’Europa e il Brexit hanno la forza di scatenare una crisi ed esercitare una pressione significativa sulla solvenza del settore corporativo europeo […] nonostante il contesto economico positivo”, ha scritto S&P.
IL DIBATTITO POLITICO SPAGNOLO
Durante una conferenza stampa, il leader del partito spagnolo Ciudadanos, Albert Rivera (qui il ritratto di Formiche.net), ha spiegato che la politica europea dovrebbe influire ogni giorno sull’agenda spagnola. “Quello che succede in Europa, succede in Spagna, ma purtroppo ha poco spazio nel dibattito politico interno”. Il candidato sostiene che il risultato della Brexit non avrà molta influenza sulle elezioni in Spagna del 26 giugno.
BREXIT A FAVORE DI PODEMOS
Un recente sondaggio del Cis sostiene che nelle elezioni generali il Partito Popolare otterrà tra 118 e 121 seggi, Unione Podemos tra 88 e 92, Partito Socialista Operaio Spagnolo (Psoe) tra 78 e 80 e Ciudadanos tra 38 e 39. Uno scenario non molto diverso da quello post-elettorale del 20 dicembre. Il sito spagnolo di finanza Bolsamania indica che circa il 32,4 per cento degli elettori spagnoli è indeciso e che la “Brexit potrebbe essere decisiva il 26 giugno, nel caso provocasse un movimento brusco del mercato”. “La Brexit e il conseguente crollo dei mercati – ha aggiunto il sito – potrebbero provocare una spinta verso la sinistra e favorire Podemos, mentre un rialzo della borsa e la stabilità stimolate da un voto negativo per la Brexit favorirebbero i partiti di centro e conservatori come Ciudadanos e Pp”.
SPINTA PER GLI EUROSCETTICI
Secondo la previsione dell’analista di Self Bank, Felipe López Gálvez: “A livello politico preoccupa che di fronte alla Brexit gli euroscettici possano seguire i suoi passi, stroncando un progetto europeo comune; a livello economico il Regno Unito sarebbe il più danneggiato. Tra i Paesi dell’eurozona, uno dei più danneggiati sarebbe la Spagna, per l’alto numero di valori quotati, come le banche, e perché il Regno Unito è il secondo stato che le concede più crediti. Inoltre, un quinto dei turisti che arrivano nel Paese iberico sono inglesi”.
CONTRO SPAGNA E ITALIA
Nel dibattito inglese c’è chi sfrutta la situazione socio-economico della Spagna per fare pendere la bilancia a favore dell’uscita dall’Ue. La prima pagina del quotidiano britannico The Sun presenta un titolo di copertina che è un gioco di parole: “BeLeave in Britain” (“leave” (esci) più “believe” (credi). Tra i temi trattati dall’editoriale ci sono i numeri della disoccupazione giovanile in Spagna, il rischio default della Grecia e il pericolo “che l’Italia faccia la stessa fine”, oltre alla possibilità che altri Paesi poveri e mal governati si uniscano all’Ue (qui l’articolo di Formiche.net sugli effetti economici del Brexit sull’Italia). Il giornale di Rupert Murdoch sposa, così, la linea del Daily Mail e del Daily Telegraph che promuovono l’uscita del Regno Unito dall’Europa unita. “Nei 43 anni in cui ne siamo stati membri, l’Ue ha dimostrato di essere sempre più avara, sprecona, intimidatoria e incompetente di fronte alle crisi […] Fuori dall’Ue possiamo essere più ricchi, più sicuri e possiamo seguire il nostro destino come l’America, il Canada, l’Australia, la Nuova Zelanda e altri grandi democrazie”, conclude l’editoriale.