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Brexit o non Brexit: questo è il problema

Dopo il tragico omicidio della deputata laburista, Joe Cox (anti Brexit), è stata sospesa la campagna elettorale per il referendum del 23 Giugno sulla permanenza o meno del Regno Unito nei 28 stati membri dell’Unione Europea (Brexit è l’acronimo di “Britain exit” usato dai media in questa circostanza).

Gli investigatori britannici mantengono per ora il riserbo sul possibile movente dell’agguato ma l’aggressione, avvenuta secondo alcuni testimoni al grido di “Britain first” (“La Gran Bretagna prima di tutto”), ha lasciato l’Inghilterra ed il mondo intero sotto shock.

Anche se si trattasse di un caso isolato e separato dall’attuale contesto, è innegabile il clima pesante che si respira da giorni in Inghilterra nello scontro fra europeisti ed antieuropeisti.

Cosa succederà se il Regno Unito uscirà dalla UE e soprattutto quali saranno le ricadute per l’Italia?

Sicuramente il passaggio sarà graduale perché il referendum è consultivo e non ha quindi valore legale per il Parlamento inglese. Cionondimeno, in caso di vittoria del Sì, il governo di Cameron non potrà non considerare il suffragio popolare e dovrà iniziare l’iter per l’uscita. Secondo gli analisti, questo iter potrebbe richiedere quasi due anni di lavoro durante i quali l’Inghilterra continuerà a far parte dell’Europa, ma non parteciperà più alla stesura delle nuove leggi.

Per l’Italia le conseguenze saranno soprattutto socio-economiche. Ci sono 600.000 italiani che lavorano in Gran Bretagna e che, se vince il Sì, rischiano un taglio netto del welfare e, nel peggiore dei casi, il rimpatrio.

D’altra parte potrebbero essere costretti a tornare in Inghilterra molti dei 20.000 cittadini britannici che vivono e lavorano in Italia. Chi resterà dovrà ottenere un permesso di soggiorno e non sappiamo quali saranno le regole e le condizioni. Diminuiranno anche gli scambi commerciali fra l’Italia e la Gran Bretagna a causa dei dazi doganali e quindi le aziende italiane che lavorano là saranno penalizzate.

A livello interno c’è poi il problema della Scozia (il maggior produttore di petrolio a livello europeo) e dei suoi cittadini che sono perlopiù a favore della permanenza nella Ue, tanto da ipotizzare una successiva secessione di Edimburgo e la sua futura entrata in Europa.

Non sarà una scelta facile per gli inglesi e probabilmente, a pochi giorni dal referendum, molte persone non hanno ancora le idee chiare. Speriamo che alla fine decidano di votare per il no all’uscita dall’Unione Europea.

 

 



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