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Brexit, chi borbotta su Cameron tra i Tory

I cavalierini sono quei segnaposti usati sul tavolo degli intervenuti nei convegni per ricordare ai fotografi e al pubblico chi sono i partecipanti al dibattito. Riportano il nome – a volte solo l’iniziale e il cognome – dei “parlanti”. Da qualche tempo il cavalierino in uso a Bruxelles per il sempre più imperiale Jean-Claude Juncker invece ha guadagnato due letterine in più: “H.E. Jean-Claude Juncker”—His Excellency, Sua Eccellenza. Si tratta di uno di quei titoli di cortesia un po’ imbarazzanti perlopiù caduto dall’uso comune, e non solo in Italia. Forse fregiarsene può fare piacere a un commercialista lussemburghese che ha fatto strada. Il titolo ricorda anche un vizio di fondo dell’Unione. Essendo la Ue in qualche modo la vendetta della borghesia europea sulle élites d’ante-guerra, è molto attratta dagli orpelli ancien régime. Mentre il preambolo della Costituzione americana inizia con le parole “Noi, il popolo…”, il testo equivalente Ue parte invece con il seguente elenco: “Sua Maestà il Re dei Belgi, Il Presidente della Repubblica Ceca, Sua Maestà la Regina di Danimarca, Il Presidente della Repubblica Federale di Germania, Sua Altezza Reale il Granduca del Lussemburgo…” e via con una mezza pagina di titoli di chi, formalmente parlando, concede certe misurate libertà ai sudditi.

Malgrado l’incipit, stiamo qui per parlare della Brexit. Molto, moltissimo – non se ne può più – si è detto su cosa potrebbe succedere se vincesse la parte dell’opinione britannica che vuole lasciare l’Unione. Poco, pochissimo, si è finora detto di cosa invece avverrebbe in caso di una vittoria dei “Remain”. Ad oggi, non è per niente chiaro come deve andare a finire. I sondaggisti inglesi, avendo bucato vistosamente sulle elezioni che hanno fatto diventare Primo Ministro David Cameron e poi sul referendum per l’indipendenza scozzese, preferiscono rilasciare previsioni che non vadano molto oltre ai “margini d’errore” dichiarati. Ladbrokes però, un grosso allibratore inglese, dà la probabilità dell’“uscita” al 27 percento e del “restare” odds-on al 73%. Lì però si giocano solo dei soldi…

Allora, nel caso che gli elettori inglesi decidessero che hanno solo scherzato, che vogliono restare dopotutto, come reagirà l’apparato delle “eccellenze” che governa l’Unione? Volete che simili omuncoli agli inglesi non gliela facciano pagare? Magari con una bella e vistosa infornata di quegli immigranti sanspapiers che non vuole nessuno? Forse con qualcosa per azzoppare il mercato finanziario inglese? C’è di che vendicarsi. Il Regno Unito non ha fatto che rompere l’anima con il suo successo economico, ottenuto ignorando bellamente sia l’euro sia i “consigli” di Bruxelles. Poi si è permesso di dubitare della bontà del progetto europeo. E mentre tanti cittadini Ue si trasferiscono a Londra, la stampa britannica non parla quasi mai di Juncker senza ricordare che un goccetto ogni tanto se lo fa volentieri. Bastardi. E David Cameron – tenendo presente che il suo partito Conservatore si è spaccato brutalmente sul referendum – cosa deve fare se Bruxelles in seguito sputa nell’occhio britannico? Minacciare un’altra consultazione? Facciamo un po’ di aritmetica. Metà del Paese già non soffre Cameron per, diciamo, “partito preso”. In più, ormai una metà dei suoi stessi “Tories” non lo sopporta perché ha indetto il voto europeo per poi tentare con ogni mezzo di affossarlo. Potrebbe forse emigrare negli States.


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