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Ecco come il Cnr di Inguscio punta sull’eccellenza

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Un programma per assumere 82 ricercatori, scelti in base all’eccellenza dimostrata, entro la fine del 2016. Questo il piano del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), presentato dal presidente Inguscio durante l’incontro tenutosi alla facoltà di Ingegneria dell’Università Tor Vergata di Roma, incentrato sulla terza missione e il trasferimento tecnologico, ossia la riduzione della distanza tra università e imprese. Il convegno, moderato da Maurizio Talamo, pro rettore alle attività di terza missione per l’Università Tor Vergata di Roma, ha visto la presenza dei rettori degli atenei della capitale e della regione, tra cui Gaudio dell’Università La Sapienza, Ruggieri dell’Università della Tuscia, Betta dell’Università di Cassino e Lazio meridionale, Pigozzi dell’Università Foro Italico di Roma, e Novelli dell’Università Tor Vergata.

“I giovani che saranno assunti dal Cnr andranno a coprire tutte le aree disciplinari strategiche dell’Ente e della ricerca italiana ed europea”, sottolinea il presidente Inguscio. “Il primo aspetto positivo è che questa ampiezza e vastità delle aree che questi posti vanno a toccare dimostrano la multidisciplinarietà del Cnr. Questa caratteristica è essenziale, tanto che è proprio la possibilità di mettere in sinergia competenze diverse il punto di forza di un Ente come il nostro”. Le aree coinvolte dai bandi saranno ben 24, con un coinvolgimento di discipline diverse come la biomedicina, i cambiamenti climatici, la genetica, l’informatica, l’ingegneria e l’innovazione socio-culturale. Non è un caso che proprio il legame tra cultura e innovazione, una rappresentata dalle università, l’altra dalla ricerca, non sia mai stato così stretto. “Il processo produttivo sta cambiando, perché l’innovazione dell’eccellenza viene utilizzata sempre in maniera”, afferma Guido Fabiani, assessore dello sviluppo economico della regione Lazio. “La scienza e la cultura non sono mai state così unite, e questo ha permesso all’innovazione di trovare sempre più spazio all’interno dei processi operativi, comportando un’interconnessione tra ambiente, capitale e risorse naturali. Abbiamo industrie che sono eccellenze a livello mondiale, per esempio quella farmaceutica. Dobbiamo metterle in un sistema e non lasciarle abbandonate a sé”, continua Fabiani.

Sulla stessa linea di pensiero anche Andrea Bairati, direttore ‘innovazione ed education’ di Confindustria. “In Italia ci sono circa 20mila imprese che hanno il capitale e le tecnologie necessarie per far svoltare il nostro paese. Queste, però, non si possono sviluppare da sole. Dentro queste industrie c’è il potenziale economico del nostro paese, ma se i tempi di esecuzione rimangono così lenti non c’è possibilità di sviluppo”, sostiene Bairati. Proprio a riguardo della necessità di alleggerire le procedure di ricerca di base e industriale è intervenuto anche Marco Mancini, direttore del dipartimento di ricerca del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca (Miur). “I tantissimi controlli che intervengono tra chi finanzia e soggetto finanziato rallentano la procedura. A tal proposito abbiamo preparato due decreti ministeriali per semplificare il tutto e rendere estremamente più agili gli strumenti a disposizione rispetto agli anni ‘90”, conclude il direttore del dipartimento del Miur.

 



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