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Che cosa è Open Universe lanciata da Battiston

E’ in corso a Vienna la 59° sessione del Copuos, il Comitato delle Nazioni Unite per l’uso pacifico dello spazio presieduta dal canadese David Kendall. Iniziate nel 1959, alle riunioni del Copuos partecipano le delegazioni di Stati, agenzie spaziali e organizzazioni internazionali coinvolti nello sviluppo delle attività legate all’esplorazione e all’utilizzo degli asset spaziali. L’obiettivo è quello di fare il punto della situazione sulla cooperazione internazionale e dare nuovi impulsi alla ricerca, allo sviluppo di tecnologie, all’aggiornamento delle norme che regolano lo spazio e all’individuazione di nuove sfide da affrontare a livello globale.

Il presidente dell’Agenzia spaziale italiana, Roberto Battiston, ha lanciato proprio in questa occasione “Open Universe”, un’iniziativa per estendere la disponibilità e l’accessibilità dei dati rilevati quotidianamente dai satelliti e oggi disponibili solo agli addetti ai lavori.

Lo spazio offre infinite opportunità di crescita per il benessere del genere umano, dalla comunicazione alla navigazione, dall’osservazione degli avvenimenti terrestri al monitoraggio dei cambiamenti climatici, dal controllo alla gestione di situazioni di crisi. In questo panorama, rendere leggibili dati che oggi sono presentati sotto forma di tabelle e numeri spesse volte incomprensibili a chi non ha una preparazione specifica di settore, permetterebbe a un numero maggiori di professionisti (e non) di avere informazioni utili alla crescita di attività di ricerca e applicazione in svariati settori.

“Stiamo vivendo un momento cruciale della storia umana. Oggigiorno, il potere informatico, il cloud computing, l’archiviazione di dati e l’interconnessione, sensori avanzati e tecniche di data mining sono diventate risorse potenzialmente disponibili a miliardi di persone nel mondo – ha affermato Battiston –. Sfruttando il potenziale della qualità dei dati, della loro disponibilità e dell’accessibilità si può rafforzare il contributo di professionisti, scienziati, studiosi, studenti e seguaci comuni con diversi livelli di conoscenza e competenza”.

Nel suo discorso il presidente dell’Asi ha posto l’attenzione sul grado di irregolarità dei servizi attualmente offerti dai fornitori di dati provenienti dallo spazio, auspicando uno sforzo congiunto per consolidare, standardizzare ed espandere l’innovazione proveniente dallo sfruttamento dei dati. In questo processo l’Asi mette a disposizione tutte le sue competenze e strutture, a partire dallo Space Science Data Center presente nella sede centrale di Roma dell’Agenzia. Ma per raggiungere un livello effettivo ed efficacie di sviluppo è necessario un coordinamento dell’iniziativa e l’apporto di tutti i soggetti coinvolti nelle attività spaziali: Nazioni Unite, Stati, agenzia spaziali, organizzazioni internazionali e attori privati.

Per esplorare le opportunità offerte da una maggiore condivisione e chiarezza dei dati spaziali, il prossimo step da compiere sarebbe l’organizzazione di un workshop internazionale teso a fare un quadro sulla disponibilità e accessibilità di dati, per il quale l’Italia si è proposta di ospitarne la prima edizione all’inizio del 2017 in collaborazione con l’Ufficio delle Nazioni Uniti per le attività spaziali (Unoosa). L’evento si inserirebbe sulla scia di preparazione di Unispace+50, la conferenza sullo spazio delle Nazioni Unite che nel 2018 celebrerà i suoi 50 anni affrontando come tematiche principali quelle della governance spaziale, della capacity building, della resilienza, dell’interoperabilità e dello sfruttamento dello spazio per uno sviluppo sostenibile.


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