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Hillary litiga con Donald sull’Islam, ma fa la pace con Bernie

E’ il giorno del dialogo tra la candidata democratica Hillary Clinton e il suo rivale Bernie Sanders, battuto, ma rimasto in lizza fino all’ultimo giorno di queste primarie, che i democratici chiudono oggi nel Distretto di Columbia, dove sorge Washington, la capitale federale.

I repubblicani qui hanno già votato – il senatore Marco Rubio vi ottenne una delle sue poche vittorie – e hanno finito il loro percorso martedì scorso.

Ma l’incontro tra Hillary e il senatore del Vermont è sovrastato dallo scontro in atto, dopo la strage di Orlando, tra l’ex first lady e il candidato repubblicano Donald Trump, sul controllo delle armi e sull’atteggiamento da tenere nei confronti della comunità musulmana e del terrorismo integralista.

Ieri, la Clinton ha raccolto una sfida lanciatale dal magnate: non ha paura di denunciare – assicura – l’ “islamismo radicale” e ne riconosce la minaccia. Fermare i “lupi solitari” sarà una sua priorità, ma non intende demonizzare una religione e i suoi fedeli e neppure cadere nella trappola della lobby delle armi. E l’ex first lady ha espresso la sua rabbia perché il killer della strage, pur noto all’Fbi e oggetto d’inchieste, ha potuto procurarsi senza problemi le armi con cui ha ucciso.

Trump l’ha di nuovo attaccata: “O non capisce o è debole”. Ed è andato oltre: “Lei e il presidente sono complici della strage”. Il magnate è favorevole “a dare agli americani i mezzi per difendersi”, cioè a lasciare loro comprare le armi. Con i risultati che si vedono: quella di Orlando è stata la 176° strage con armi da fuoco – cioè, sparatoria con almeno quattro vittime – negli Stati Uniti quest’anno – una al giorno in media –, secondo i dati di Human Rights Watch.

Repliche, ma pure sostegni, a Trump arrivano da varie parti. A New York, il sindaco Bill de Blasio, democratico, ha parlato a una manifestazione di solidarietà per le vittime della strage di Orlando e le loro famiglie: “Non accettiamo che nessuno dei nostri leader diffonda odio e divisione […] Respingiamo ogni sforzo che allontani la comunità musulmana dagli altri americani […] Crediamo nell’inclusione e nella tolleranza e lo mostriamo ogni giorno, qui, a New York”. E ha aggiunto, rivolto alle comunità Lgbt e musulmana: “Siamo tutti con voi e vi proteggeremo”.

Terrorismo autoctono, Islam radicale e controllo delle armi sono dunque tornati in primo piano nella campagna. Ma non di questo intende parlare Sanders con la Clinton: l’incontro – dice – gli servirà a capire se può sostenerne la candidatura alla presidenza. Prima di decidere, il senatore vuole sapere se nell’agenda dell’ex first lady ci sono alcune riforme d’impronta progressista, come l’impegno per la classe lavoratrice e quella media, la sanità per tutti, il diritto allo studio per tutti.

Politico ritiene che la posizione di Sanders nei confronti della Clinton si sia ammorbidita, dopo che il presidente Obama l’ha ufficialmente appoggiata. La priorità, condivisa da tutti i leader democratici, è “fare di tutto perché Trump non venga eletto presidente degli Stati Uniti”.

(post tratto dal blog di Giampiero Gramaglia)



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