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Sanders anti-Trump e Senato anti-armi

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Due buone notizie, per Hillary Clinton, sulla via della Casa Bianca: il suo rivale Bernie Sanders s’impegna a lavorare con lei per trasformare il partito democratico e sconfiggere Donald Trump, candidato repubblicano e avversario comune; e il Senato, nella scia dell’emozione per il massacro d’Orlando, decide di esaminare a breve proposte di legge per limitare l’accesso alle armi di quanti sono sulla lista dei sospetti di terrorismo e per controllare i precedenti penali di chi le acquista.

L’AVVICINAMENTO TRA HILLARY E BERNIE

In un discorso via livestreaming, il senatore del Vermont non ha ancora gettato la spugna per la nomination, ma s’è impegnato a lavorare con l’ex first lady perché “il partito democratico approvi la piattaforma più progressista nella sua storia e si batta davvero per tale agenda”.

L’obiettivo di Sanders non è solo fermare Trump, candidato “che fa del settarismo la pietra miliare della sua campagna”, ma anche lavorare a più largo raggio. “Quando gli storici – ha detto – guarderanno a un Paese che non è scivolato verso l’oligarchia e s’è dato un governo che rappresenta la gente e non solo pochi, noteranno che questo sforzo iniziò con la rivoluzione politica del 2016”. La convention democratica sarà a Filadelfia tra il 25 e il 28 luglio.

IL PASSO VERSO PIù CONTROLLI SULLE ARMI

Mentre Trump ripete che il killer di Orlando avrebbe fatto meno morti se le vittime fossero state armate – una tesi già sostenuta dopo le stragi di Parigi –, l’intesa in Senato verso una possibile stretta sulla vendita di armi arriva dopo che i democratici, che sono in minoranza al Senato, hanno attuato un’azione ostruzionistica, per convincere i repubblicani ad accettare di prendere in considerazione le proposte di legge.

Il senatore Chris Murphy, del Connecticut, lo stato della strage alla scuola elementare di Newtown, è stato il capofila dell’ostruzionismo: ha parlato per 14 ore, chiedendo maggiore regolamentazione nell’accesso alle armi da fuoco e ottenendo lo sblocco dell’esame delle proposte. Cui sono favorevoli sia il presidente Obama che Hillary Clinton.

Pure Trump, ferocemente ostile a cambiare il Secondo emendamento della Costituzione americana, che garantisce il diritto a possedere e portare armi, è ora favorevole a norme di questo tipo e vuole incontrare la National Rifle Association, la lobby delle armi, che l’appoggia, “per parlare del divieto di comprare armi alle persone nelle liste dei sospettati di terrorismo o a quanti non si consente d’entrare o uscire dagli Usa”: lo ha scritto sul suo account Twitter.

Il direttore esecutivo della commissione per l’azione legislativa della Nra, Chris W. Cox, ha risposto che l’Associazione gradirebbe molto l’incontro con Trump, anche se la posizione degli armieri “non è cambiata sulla questione”: “La Nra ritiene che ai terroristi non debba essere concesso di comprare o possedere armi da fuoco. Chiunque sia in una lista di sospettati di terrorismo e tenti di comprare armi deve essere indagato a fondo dall’Fbi e la vendita dev’essere sospesa fino a che non si chiuda l’inchiesta”. Tutti d’accordo, quindi. E, allora, perché non si fa?

(post tratto dal blog di Giampiero Gramaglia)



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