La campagna di Hillary Clinton è in panne: Donald Trump sembra viaggiare a velocità doppia dell’ex first lady, che i sondaggi danno in difficoltà in California, dove si vota martedì per le primarie, di fronte al rivale democratico Bernie Sanders e, a livello nazionale, in prospettiva 8 Novembre, di fronte all’avversario repubblicano.
Il tono dello scontro tra Trump e la Clinton s’è notevolmente alzato negli ultimi giorni, ma, a fare la voce grossa, è più bravo il magnate dell’immobiliare, che gode, inoltre, di una copertura mediatica tripla di quella dell’ex senatrice. Malgrado Trump sia investito da accuse e scandali, le sue grane hanno meno rilievo dello stantio emailgate – la polemica sull’uso dell’account privato di posta elettronica da parte di Hillary quand’era segretario di Stato –.
Così, c’è chi sfoglia la margherita delle alternative alla Clinton, avanzando l’ipotesi che l’ex first lady possa perdere la nomination oppure essere costretta ad abbandonare la corsa alla Casa Bianca. Ne parla in un editoriale Douglas Shoen sul Wall Street Journal.
Se Hillary dovesse andare male martedì in California e negli altri cinque Stati al voto, le sconfitte metterebbe a nudo le debolezze e le fragilità della sua candidatura. A quel punto, i super-delegati, che hanno sino alla fine l’opportunità di scegliere da che parte stare e che al momento sono quasi tutti con lei e fanno la differenza fra lei e Sanders, potrebbero cambiare bandiera.
Secondo Shoen, non è neppure detto che un tracollo della ex first lady vada a vantaggio del senatore del Vermont, poiché nel partito democratico ci sarebbe una corrente crescente che vorrebbe puntare su un terzo candidato come l’attuale segretario di stato John Kerry, o ancor più sul vice-presidente Joe Biden. E quest’ultimo potrebbe attirare i sostenitori più liberal facendo ticket con la progressista Elizabeth Warren, senatrice del Massachusetts.