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Omofobico o jihadista? La matrice dell’attacco di Orlando

La rivendicazione dello Stato islamico c’è stata ed è inoppugnabile, così come lo è la chiamata del killer, Omar Mateen, al numero di emergenza 911 per proclamare la propria fedeltà al califfo. Ma dietro la mattanza di Orlando potrebbe esserci anche un altro potente fattore oltre al jihadismo: la cultura omofobica che permea il mondo islamico tanto nelle sue frange estreme quanto nelle sue sezioni moderate.

Nessuno può naturalmente escludere che il folle gesto sia di pura matrice terroristica e sia opera del classico lupo solitario, che entra in azione spontaneamente per puro odio contro l’Occidente e per segnare un colpo a favore del califfato. Non dobbiamo dimenticare che poche settimane fa era stato il portavoce del califfo, Muhammad al-Adnani, ad esortare per l’ennesima volta i simpatizzanti presenti in Occidente a colpire in casa. Nel caso degli Stati Uniti, l’azione del lupo solitario (attacco “ispirato”) è peraltro decisamente più probabile dell’attacco “diretto” sulla scorta di quello di Parigi, ossia un’azione orchestrata direttamente delle centrali del califfato ed eseguita da miliziani a diretto contatto coi dirigenti dello Stato islamico.

Cionostante non può sfuggire nemmeno la valenza degli obiettivi colpiti a Orlando: esponenti di una minoranza sessuale che l’islam deplora in senso lato e a tutti i livelli. Sono tristemente note le esecuzioni capitali eseguite nei confronti dei gay nei territori del califfato in questi ultimi due anni, con i corpi dei malcapitati legati e gettati da alti palazzi davanti a una folta platea di astanti. Questa barbarie rappresenta però la punta estrema di un’intolleranza verso l’omosessualità che è condivisa anche dagli esponenti più rispettabili delle comunità islamiche e che si materializza nei codici penali di alcuni paesi islamici. L’omosessualità, in ogni caso, rappresenta solo una delle manifestazioni della “perversa” cultura occidentale che ogni musulmano fondamentalista aborrisce: non ci si dimentichi la rivendicazione dell’attentato di Parigi, in cui ci si complimentava per il colpo subito dalla “capitale della corruzione”.

Si discuterà a lungo pertanto sulla matrice di questo sanguinoso attentato, il più grave per gli Stati Uniti dall’11 settembre. Ci interrogheremo in particolare sulla combinazione tra una personale avversione verso gli omosessuali da parte dell’attentatore, incoraggiata dalla sua appartenenza al mondo islamico, e la volontà dello Stato islamico di colpire l’Occidente attraverso l’opera dei suoi lupi solitari. L’episodio farà sicuramente riflettere chi, nel mondo occidentale, lotta per la piena eguaglianza e la rimozione delle discriminazioni nei confronti delle minoranze gay: l’attentato di domenica può aver fatto suonare un campanello di allarme sulla presenza di membri della comunità che remano contro l’agognato progetto di costruire una società degli eguali.


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