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Unicredit, Veneto Banca, fondo Atlante e le sentenze di Alessandro Penati

Quaestio , Alessandro Penati, Veneto Banca, Atlante

Signore e signori, Penati è tornato a fare il Penati: urticante, analitico, controcorrente. Si parla dell’economista turbo liberista Alessandro Penati, che per anni sul Corriere della Sera e su Repubblica ha dispensato commenti zeppi di numeri e confronti, editoriali taglienti contro fondazioni bancarie, operazioni sistematiche e mosse dello Stato nell’economia. Poi, d’un tratto, è stato eletto presidente del fondo Atlante costituito, sotto l’egida di fatto del governo e nella sostanza della Cassa depositi e prestiti controllata dal Tesoro, per evitare il flop degli aumenti di capitale di Popolare Vicenza e Veneto Banca. Oltre a evitare un bagno di sangue a Unicredit, che era garante della ricapitalizzazione della Popolare di Vicenza.

Penati, si diceva, è tornato Penati. Così due giorni fa, al Festival dell’economia a Trento, ha detto quello che molti hanno pensato ma hanno evitato di dire: Unicredit? “Non si è mai visto che in una banca a significato sistemico un amministratore delegato venga mandato via e non ci sia nessuno pronto a entrare. Andrebbero licenziati gli azionisti”. Chissà come hanno accolto questa sberla gli stessi azionisti di Unicredit che hanno dato vita con altre banche e fondazioni bancarie al fondo Atlante da 4,2 miliardi e che si sono affidati dunque a Penati come presidente del medesimo fondo.

Ma Penati nega che il fondo Atlante sia stato avviato per mettere in sicurezza gli aumenti di capitale delle due banche venete. Perbacco, il fondo ha un altro obiettivo, ha detto l’economista: arrivare a metà di luglio con il progetto per la creazione di un mercato italiano dei crediti difficili (npl), un’operazione “da almeno due miliardi, un benchmark”. La missione di Atlante, nell’idea di Penati, è sviluppare un mercato “che non esiste in Italia” più che salvare le sorti del sistema bancario. Infatti, ha aggiunto, “speriamo di non dover intervenire” in Veneto Banca.

Uno degli ideatori e artefici del fondo Atlante, il presidente di Cariplo e dell’Acri, Giuseppe Guzzetti, ha idee diverse. Dopo aver “salvato la popolare vicentina”, ha detto Guzzetti, il Fondo finanziato da banche, assicurazioni, fondazioni e Cdp “tra qualche giorno salverà anche l’altra veneta”. E se Penati dice che il fondo Atlante non serve a salvare il sistema bancario italiano, Guzzetti nello stesso giorno ha spiegato: “Se non c’erano le Fondazioni Atlante non partiva, e se non c’era Atlante, la Banca Popolare di Vicenza falliva”. D’altronde le diversità di vedute si rintracciavano già nei primi giorni di avvio del fondo: agire con logiche di mercato o di sistema nell’acquisto delle sofferenze? Per Guzzetti con il fondo Atlante “è finita la cuccagna” da parte degli speculatori “di portare via le nostre sofferenze al 18-20%” e così “fare l’affare del secolo”.

Sarà d’accordo anche l’economista turbo liberista? Vedremo. Comunque se Guzzetti ha estrema fiducia in Penati (“Penati non farà cose sbagliate», «bisogna lasciarlo lavorare tranquillo», è un «galantuomo, è competente e conosce il mondo e la finanza»”), il neo manager Penati non lesina pagelline come quelle vergate per anni sui giornali. Così a proposito del “disastro bancario veneto” l’economista non ha esitato a indicare i responsabili, raccontano le cronache: nella lista ci sono gli ex vertici e gli azionisti, ma anche “Confindustria, i media e i sindacati che non si sono accorti dei costi degli acquisti degli sportelli”. Forse ha dimenticato le banche d’affari che prima consigliavano acquisizioni a go-go compresi sportelli e filiali e poi suggerivano altrettante dismissioni a go-go. Ma né prima né dopo gli stessi banchieri d’affari e le stesse società di consulenza strategica hanno fatto mea culpa per consigli ben pagati che si sono rivelati poco lungimiranti.

Comunque Penati ha buon gioco a rivendicare la sua coerenza. Infatti un intellettuale come lui che per anni ha stigmatizzato ruolo e gestioni delle fondazioni bancarie e dell’Acri di Guzzetti, ha svillaneggiato l’azione della Cdp dopo l’impulso dato da Giulio Tremonti e ha spernacchiato operazioni di sistema a carattere nazionale, può andare ben fiero di essere presidente di una sgr, Quaestio (braccio operativo del fondo Atlante), detenuta al 100% da Quaestio Holding S.A. che ha sede non in Italia ma in Lussemburgo.



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